
I dati pubblicati da Greenpeace (riferiti ai dati di emissione degli impianti Enel del 2009) indicano che 1,8 miliardi di euro è la cifra stimata per il costo indiretto della produzione di energia con il carbone da parte dell’'azienda. Mentre sono 366 i casi di morte attesi in più, espressi in termini di mortalità prematura, pari all’'80 per cento della mortalità in eccesso provocata da tutti gli impianti a fonti fossili di Enel.Nel 2009 il funzionamento dell’impianto Enel a carbone di Civitavecchia non era a pieno regime. Con quell'impianto pienamente funzionante e a parità di produzione negli altri impianti, i casi di morti in eccesso diverrebbero oltre 400 l'anno e i danni economici salirebbero a 2,1 miliardi. Inoltre, secondo lo studio di Greenpeace, la realizzazione degli impianti a carbone Enel di Porto Tolle e Rossano Calabro costerebbe fino a 95 casi di morti premature all'’anno in più e danni stimabili in ulteriori 700 milioni di euro l’anno.
Questi dati sono la prova cardine dell'’inchiesta pubblica che Greenpeace ha aperto un mese fa sul gigante dell’'energia, imputandogli crimini contro il clima e, ora, contro la salute. Tutti gli indizi accumulati finora sono visibili a tutti sul sito www.FacciamoLuceSuEnel.org
L’organizzazione ricorda che Enel è l’azienda numero uno in Italia per emissioni di CO2, dunque la più nociva per il clima. L’associazione ambientalista chiede all’'azienda di dimezzare la produzione elettrica da carbone da qui al 2020 e di portarla a zero al 2030, investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili per compensare la perdita di produzione.
Il video dell'azione alla centrale di Cerano a Brindisi: