
Incendi e deforestazione (per l’agribusiness)
In Amazzonia gli incendi e la deforestazione vanno di pari passo: quello che non tutti raccontano infatti è che il 75% dei focolai si è verificato in aree che fino al 2017 erano coperte dalle foreste e che successivamente sono state deforestate o degradate per lasciar spazio a pascoli o aree agricole. Insomma, molti degli incendi (come negli stati di Rondônia e Pará ad esempio), dimostrano chiaramente che l’avanzata dell’agricoltura industriale nella foresta, spesso per far spazio a pascoli per il bestiame e colture – come la soia– destinate alla mangimistica, è stata “l’anticamera” degli incendi. Circa il 20% degli incendi si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a Popoli Indigeni. Secondo l’istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), ad oggi, in Brasile si sono verificati 80.626 incendi, di cui il 52,4% in Amazzonia e il 29,9% nel Cerrado. Nei primi otto mesi dell’anno in tutto il Sud America, gli incendi sono stati ben 177.858.
Il libero scambio di prodotti fra Sud America e Europa
Risulta sempre più chiaro che la posizione dell’Unione europea rispetto “al consumo” della foresta amazzonica fa pensare a un cane che si morde la coda: se con la mano destra l’Europa vuole difendere la foresta (ne è un esempio l’offerta di un pacchetto di fondi – 20 milioni – contro gli incendi, proposto proprio durante il G7 appena conclusosi a Biarritz), con quella sinistra si appresta a svenderla ulteriormente tramite l’Ue-Mercosur, l’accordo di libero scambio con alcuni stati del Sud America (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), che – almeno così com’è – aumenterà le importazioni di materie prime agricole in Europa (a cominciare da carne e soia), con conseguenze devastanti per il clima, le foreste e i diritti umani, sacrificati ancora una volta sull’altare del profitto. Ogni accordo commerciale, invece, deve evitare di incrementare la crisi climatica e la perdita di biodiversità in corso. Conseguentemente l’UE-Mercosur deve essere sospeso fino a quando le foreste – dell’Amazzonia e non solo – saranno adeguatamente protette e l’accordo comprenda misure efficaci per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla diversità biologica e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Non dimentichiamo inoltre che proprio l’Europa è il secondo importatore mondiale di soia, molta della quale proveniente dal Sudamerica.
L’Amazzonia che brucia è un problema climatico di tutti
