

Mercoledì Shell aveva richiesto a una Corte federale dell'Alaska di emettere un ordine di rimozione dei sei attivisti dalla piattaforma. Dal momento che ci troviamo in acque internazionali però gli Stati Uniti non hanno giurisdizione. Venerdì un giudice federale ha detto che si sarebbe preso uno o due giorni per decidere e l'ordine è arrivato solo ora quando gli attivisti hanno già abbandonato la piattaforma.

Zoe Buckley Lennox, attivista australiana, scendendo dalla piattaforma ha twittato: “Sei giorni fa eravamo solo noi sei. Ora in milioni sono con noi. Shell ha provato a metterci a tacere ma ha contribuito solo a far sentire il nostro messaggio più forte. #TheCrossing.” La Polar Pioneer, che viene trasportata da una nave cargo lunga 217 metri chiamata Blue Marlin, è una delle due piattaforme petrolifere che la Shell sta mandando nell'Artico quest'anno.
La seconda, Noble Discoverer, è una delle più vecchie al mondo. A dicembre 2014, Noble Drilling, uno delle maggiori società in subappalto di Shell, proprietaria della Noble Discoverer, ha ammesso la responsabilità di otto diversi reati in relazione ai tentativi di Shell di trivellare nell'Oceano Artico nel 2012.
Entrambe le piattaforme stanno attraversando il Pacifico e faranno tappa a Seattle prima di recarsi nel mare di Chukchi. Shell vuole usare il porto di Seattle come base per la flotta artica della compagnia, ma nella città americana vi è un'opposizione crescente alle trivellazioni.
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