È questa la singolare forma di protesta che abbiamo messo in scena per contestare la deriva petrolifera promossa dal governo italiano, che sta spalancando i nostri mari ai petrolieri per attività di ricerca o di estrazione di idrocarburi. Abbiamo animato le piazze italiane con grandi sagome colorate a forma di pullman, brandizzate con il nome di un immaginifico tour operator: “Renzi PetrolTour”.
A Bari la nostra ironica protesta è andata in scena in via Sparano, nelle vie del centro e sul Lungomare. Ai passanti incuriositi abbiamo distribuito un volantino del tutto simile ad un depliant turistico, con cui Renzi in persona invita gli italiani a scoprire le “nuove meraviglie” del Mediterraneo disseminato di trivelle e trasformato in una sorta di Texas marino.
Il mare che conosciamo e amiamo, uno dei beni più preziosi per l’Italia, rischia di essere sfigurato per poche gocce di oro nero che giacciono sotto i suoi fondali: quantità marginali per i consumi del Paese ma occasione di profitto per una manciata di aziende. Un mare pieno di trivelle e piattaforme, condito magari da qualche sversamento di petrolio: è questo il futuro che Renzi e il suo esecutivo immaginano per il turismo italiano?.
Soltanto fra il 3 e il 12 giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’airgun. Nove di questi riguardano i mari pugliesi, ma l’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio. Nelle settimane precedenti era stata la volta delle acque abruzzesi: grazie ai decreti già emanati, nei prossimi mesi, a pochissimi chilometri al largo della “Costa dei Trabocchi”, potrebbero essere realizzati un nuovo pozzo di ricerca e fino a dieci nuovi pozzi di estrazione. L’attacco al mare prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.
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