“Acqua alta in arrivo”, “Cambiamenti climatici in corso”. Con questi messaggi i volontari di Greenpeace hanno manifestato giovedì 4 ottobre a Bari in Via Capruzzi, zona dove ha sede un’agenzia di Assicurazioni Generali. La stessa attività è stata replicata in circa altre 15 città italiane.
Il binomio cambiamenti climatici e Assicurazioni Generali è presto spiegato: da circa un anno Greenpeace, in collaborazione con Re:Common e molte associazioni internazionali, chiede al Leone di Trieste di smettere di assicurare e finanziare centrali e miniere a carbone, il più inquinante tra tutti i combustibili fossili.
Lo scorso febbraio Generali ha approvato una “strategia sul cambiamento climatico”, un primo passo che però prevede delle pericolosissime “eccezioni” grazie alle quali il più grande gruppo assicurativo italiano potrà continuare a finanziare e assicurare il carbone in Polonia e Repubblica Ceca. Paesi che hanno impianti tra i più inquinanti d’Europa. Chiediamo a Generali di diventare un vero leader nella lotta ai cambiamenti climatici, abbandonando il carbone senza eccezioni ed impegnandosi così ad assicurare a tutti i cittadini un futuro con meno disastri climatici.
Tra le “eccezioni” nella strategia di Generali ci sono: la centrale di Kozienice, secondo impianto più grande d'Europa; la miniera di Turow, che si calcola inquini l'acqua potabile di 30mila persone; la centrale di Opole, che raddoppierà la produzione nei prossimi anni e che già oggi emette ogni anno oltre 5 milioni di tonnellate di CO2 (tanta CO2 quanta ne emettono in media, nello stesso periodo, circa 2,5 milioni di SUV).

Tra le città più in pericolo c’è Venezia ma anche Trieste, sede storica proprio di Generali. Speriamo che questo paradosso spinga il management del Gruppo a prendere una posizione davvero ambiziosa sul tema dei cambiamenti climatici, iniziando dall’abbandono immediato del carbone senza nessuna eccezione perché non abbiamo davvero più tempo da perdere e, se non agiamo oggi, domani potrebbe essere già troppo tardi.

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