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martedì 20 gennaio 2015

In fuga dalle trivellazioni offshore

Il 2015 inizia con due buone notizie provenienti da luoghi molto lontani tra loro, ma accomunati da un grande rischio per l'ecosistema, le trivellazioni petrolifere offshore.
E' notizia della scorsa settimana che le compagnie petrolifere Statoil, GDF Suez e Dong hanno deciso di abbandonare le trivellazioni nella Groenlandia occidentale! Né dà notizia un autorevole quotidiano danese. Non è una decisione isolata: sono sempre più le compagnie che fanno marcia indietro per i costi e i rischi che comporta trivellare nell'Artico! La stessa decisione era stata presa in passato da aziende come Maersk Oil, Scottish Cairn Energy e Chevron.
Se l'offshore in Groenlandia occidentale pone dei rischi, le concessioni nel settore orientale sono ancora più pericolose per le condizioni ambientali estreme. Cosa aspetta ENI, che detiene licenze per esplorazioni petrolifere proprio nella Groenlandia orientale, ad abbandonare le ricerche?

Un'altra importante notizia arriva dal fronte spagnolo, dove Repsol abbandona le trivellazioni al largo delle Canarie, ponendo così fine ad un progetto da 7,5 miliardi di dollari, con cui l’azienda – sostenuta dal governo spagnolo – contava di poter arrivare a una produzione di circa centomila barili di petrolio al giorno. Ma i giacimenti rilevati sono insufficienti per quantità e qualità ad avviare la fase di estrazione vera e propria. Ricordiamo che la piattaforma Rowan Renaissance - che ha perforato su un fondale posto a 882 metri di profondità, e da lì ha esplorato formazioni geologiche per ulteriori 2211 metri - era stata teatro, lo scorso novembre, di un'azione pacifica contro le trivelle in cui era stata gravemente ferita un'attivista italiana, a seguito degli speronamenti della Marina militare spagnola.
Le attività esplorative della trivella della Repsol non sono dunque servite a nulla, se non a infliggere danni gratuiti al prezioso ecosistema marino delle Canarie, peraltro ignorando la volontà delle comunità locali. Ora chiediamo che il Governo spagnolo e l'azienda verifichino gli impatti delle attività sin qui realizzate. L'inquinamento acustico prodotto con le tecniche di prospezione geosismica durante le fasi di ricerca degli idrocarburi può infatti causare danni alla fauna: e alle Canarie vivono 30 specie diverse di cetacei, 28 delle quali sono state ripetutamente avvistate nell'area della piattaforma! Quelle stesse attività possono anche causare inquinamento chimico e contemplano lo sversamento a mare dei fanghi estratti.
La fuga di Repsol servirà a far capire la lezione al governo italiano, ancora convinto che sfruttare risorse fossili esigue e di pessima qualità, in spregio alla volontà delle comunità impattate, sia la soluzione dei nostri problemi energetici? Noi siamo pronti ad opporci a questi piani scellerati anche nei mari italiani, come abbiamo già fatto nelle acque spagnole.

Puoi aiutarci anche tu: schierati subito contro le trivelle! #NonFossilizziamoci 
Qui tutti i dettagli:  
http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci/