Greenpeace Italia

Gli appuntamenti di Greenpeace GL Bari

giovedì 18 dicembre 2014

10 consigli per un Natale eco-friendly!

Tutto quello che dovresti sapere per un Natale davvero eco-sostenibile

  1. Luci natalizie, sì ma a basso consumo. Per creare l’atmosfera natalizia scegliamo lampade fluorescenti compatte (classe A+ oppure A+ +) o meglio ancora a LED. A parità di illuminazione, con la tecnologia LED, si ha un risparmio energetico dal 50 al 80 per cento!
  2. Verde casa. Attenzione alla scelta delle piante da decorazione! Dal rapporto di Greenpeace “Eden tossico” emerge che il 79 per cento delle piante ornamentali analizzate sono risultate contaminate da pesticidi killer delle api!
  3. Dolce Natale. Privilegiamo prodotti provenienti da agricoltura biologica, locali e stagionali. Scegliamo le primizie a km 0 e che non comportano l'utilizzo di OGM…e per i nostri dolci preferiamo del buon miele italiano amico delle api!
  4. Cenone della vigilia. Apparecchiamo la tavola delle feste senza prodotti usa e getta. Occhio anche ai prodotti ittici che spesso vengono consumati durante le feste: scegliamo il pescato locale offerto dalla piccola pesca e facciamo attenzione al tonno in scatola!
  5. Scegli un bianco Natale. Ti piacciono le distese di neve? A causa del cambiamento climatico, nevica sempre di meno. L’innevamento artificiale consuma ingenti risorse idriche, stressa il terreno e riduce la biodiversità. Preferisci località sciistiche con neve naturale! Se vuoi godere ancora di bianchi paesaggi aiutaci a difendere l’Artico!
  6. Shopping in bici. Utilizzare le due ruote fa bene all’ambiente e alla nostra salute…se non ci va di pedalare, scegliamo i mezzi pubblici. Portiamo con noi buste e sacchetti riutilizzabili!
  7. Meno regali. Meglio ridurre i regali e prestare attenzione anche all’imballo. Spesso riceviamo regali dove l’imballo è spropositato rispetto al regalo.
  8. Vestiti. Se scegliamo di regalare un capo d’abbigliamento preferiamo i marchi made in Italy che si sono impegnati all’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose.
  9. Acquisti. Sapete che la carta di alcuni scontrini può contenere sostanze pericolose? Se conoscete il vostro negoziante di fiducia chiedetegli di utilizzare i rulli di carta riciclata per stamparli.
  10. Questo Natale metti sotto l’albero un regalo che sia davvero “evergreen”! Adotta un climber o un boatdriver e sostieni le campagne per l’ambiente!



martedì 9 dicembre 2014

Fiera delle Autoproduzioni - Corato

Il 7 dicembre i volontari baresi di Greenpeace sono stati presenti con un banchetto informativo per l'intera giornata dell'edizione natalizia della Fiera delle Autoproduzioni a Corato, in piazza Sedile.
Tantissime persone hanno visitato la fiera ed il nostro infopoint, per poter consultare e portare con se il nostro materiale informativo, i gadget di Greenpeace, ma anche per firmare le nostre petizioni attive.
La prima è sulla campagna Salviamo Le Api per chiedere di salvaguardare gli insetti impollinatori grazie al bando definitivo degli insetticidi che rappresentano una grave minaccia. Difatti queste sostanze chimiche, progettate appunto per uccidere gli insetti, sono utilizzate specialmente nelle aree agricole, dove le api e gli altri insetti impollinatori vivono e svolgono il loro prezioso lavoro di impollinazione.
La seconda campagna è la famosa Save The Arctic, con la quale chiediamo ai leader mondiali di creare un Santuario globale protetto nell'area disabitata attorno al Polo Nord e di istituire il divieto di trivellazioni petrolifere e di pesca distruttiva nelle delicate acque dell'Artico.

Nei mesi invernali la fiera sarà sospesa per poi riprendere con la prossima primavera.
Tutte le informazioni potete trovarle sulla pagina facebook della Fiera: https://www.facebook.com/pages/Fa-Autoproduzioni-Corato/206241806202784

giovedì 20 novembre 2014

Ti presento i miei: Green & Peace

Per la prima volta abbiamo deciso di organizzare un incontro pubblico al quale, oltre ai volontari baresi di Greenpeace, hanno partecipato due realtà strettamente legate alle parole che creano il nome della nostra associazione, in questi giorni protagonista presso il Centro Polifunzionale Studenti con la mostra fotografica "Greenpeace nelle foto di Pino Di Cillo".
Abbiamo chiesto quindi all'associazione Greenrope e al Movimento Nonviolento Puglia di intervenire per raccontarci chi sono, cosa fanno e come mettono in pratica i loro ideali ed obiettivi per tutelare ambiente e pace.

GreenRope nasce nel cuore della Puglia dalla passione e dall'energia di un gruppo di ragazzi. I progetti locali ed europei riguardano soprattutto la protezione e conservazione dell'ambiente e della biodiversità' e lo sviluppo sostenibile. Tutto questo per realizzare un sogno: rendere le persone più consapevoli, diffondere la voce di messaggi positivi grazie ad azioni concrete, partecipazione attiva, mobilita' giovanile e grazie ai principi di educazione formale e non formale.

Con questi ragazzi era presente all'evento il Movimento Nonviolento che sin dalle origini, ha a cuore il legame tra l’istanza della pace e la necessità del rispetto per i viventi nell'unico ambiente nel quale tutti abitiamo. Nel ‘900 queste due opzioni si legarono ancor più strettamente: la guerra diventa sempre più devastante per le popolazioni e per l’ambiente, la difesa degli ecosistemi si lega a sua volta con la resistenza delle popolazioni ai nuovi imperialismi bellici fondati sul marketing della guerra. Oggi più che mai possiamo leggere in modo sistemico e complesso una contemporaneità in cui, molto vicini a un punto di non ritorno, possiamo sperare di farcela solo mantenendo salda l’alleanza tra pace tra gli uomini e protezione degli equilibri naturali.

Ovviamente non sono mancati gli interventi e le domande da parte del pubblico ed una breve presentazione di Greenpeace e delle attività sia nazionale che locali, con la proiezione di alcuni video inerenti le nostre campagne attuali ed azioni del passato.

lunedì 10 novembre 2014

Mostra fotografica "Greenpeace nelle foto di Pino Di Cillo"

20 foto scattate da responsabile del Gruppo di Appoggio di Bari che documentano le iniziative svolte dal 1991 al 1995.
20 foto, una parte dell’intero archivio che, in questa occasione, viene donato al Gruppo Locale di Bari quale doveroso personale contributo, con la speranza che possano anche rappresentare una fonte di sostegno finanziario alle campagne che Greenpeace svolge e sviluppa quotidianamente dal 1971 con le azioni dirette non violente a tutela del nostro Pianeta.
Quel che a distanza di anni ancora affascina è che non sono cambiati gli ideali di tutela e rispetto per l’ambiente, di pace e non violenza che accomunano i sostenitori di allora con quelli di oggi, a dimostrazione che c’è ancora tanto da fare, ma anche che c’è molta gente propensa ad avviare e consolidare una inversione di tendenza sulla Terra.
 Negli anni ‘90 Greenpeace poneva il problema dei cambiamenti climatici e duole notare che oggi, i Gruppi locali, debbano ancora occuparsi di informare, sensibilizzare, discutere e manifestare per lo stesso problema, puntare sull'educazione ambientale assente dai programmi scolastici, discutere di una politica italiana ancorata al fossile e che non incentiva le energie rinnovabili.
 Per fortuna ci sarà sempre qualcuno disposto a scalare una piattaforma petrolifera o a pedalare per salvare l’Artico, ad impedire la caccia alle balene o ad analizzare il cibo per liberarlo da pesticidi e OGM.
E’ questo lo scopo di Greenpeace e dei volontari dei Gruppi Locali: Dare voce a chi voce non ha. Dare voce al nostro fragile Pianeta. 

Pino Di Cillo e i volontari di Greenpeace Gruppo Locale Bari 

La mostra sarà aperta al pubblico gratuitamente fino al 20 novembre 2014presso la hall del Centro Polifunzionale Studenti (ex Palazzo Poste)

dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20
e il sabato dalle 8 alle 13. 



mail contatto/info:
 pinodicillo@gmail.com
 gl.bari.it@greenpeace.org

venerdì 7 novembre 2014

Incontro con studenti scuole medie

Ieri 6 novembre abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi frequentanti le scuole medie per un pomeriggio di informazione e sensibilizzazione ambientale. All'incontro, che si è tenuto nell'Auditorium attiguo alla chiesa di San Marcello a Bari, hanno partecipato anche genitori e cittadini.
Siamo sempre lieti di questi inviti, ai quali ovviamente rispondiamo con entusiasmo.
All'inizio non è semplice "rompere il ghiaccio" su tematiche che possono sembrare molto lontane ad un ragazzino dodicenne, come il global warming, il cambiamento climatico, la deforestazione. Ma poi tramite qualche video, immagini e domande stimolanti e in alcuni casi anche provocatorie, si riesce ad affrontare le attuali problematiche e quali potrebbero essere delle semplici soluzioni da attuare nella vita quotidiana, trasformando i nostri ragazzi da soggetti "passivi" a veri e propri propulsori delle buone prassi, anche con i propri genitori ed insegnanti.
C'è tanto da fare, ma riteniamo sia fondamentale informare e sensibilizzare i ragazzi già dalle scuole elementari, perché ricordiamoci sempre che la Terra non ci è data in eredità dai padri, ma in affitto dai figli.


Vi ricordiamo che siamo sempre disponibili ad incontri con studenti o pubblici di sensibilizzazione ambientale in merito alle nostre campagne e per questo o altre info potete contattarci al nostro indirizzo email: gl.bari.it@greenpeace.org

giovedì 9 ottobre 2014

Tutto è fantastico, se LEGO salva l’Artico!

Oggi abbiamo ricevuto la notizia incredibile: dopo una campagna di tre mesi supportata da più di un milione di persone in tutto il mondo, LEGO ha annunciato che non rinnoverà il suo contratto con la compagnia petrolifera Shell.
Questa è una notizia fantastica per gli appassionati di LEGO e difensori dell'Artico di tutto il mondo. Ed è un durissimo colpo per la strategia di partnership di Shell con marchi amati per ripulire la propria immagine.  
Come abbiamo vinto questa battaglia per l'Artico? Vediamolo insieme, ripercorrendo i primi cinque momenti della nostra campagna: Il video più virale della storia di Greenpeace  



Personaggi famosi, un orso polare molto triste, e la versione più deprimente- della canzone più allegra - che tu abbia mai sentito. Tutto questo ha attirato l'attenzione dei mass media e ha totalizzato quasi sei milioni di visualizzazioni! Il video è stato brevemente rimosso da YouTube a causa del "copyright", ma è stato ripubblicato dopo una protesta collettiva durata 18 ore!

I bambini giocano a protestare

I fan più piccoli di LEGO hanno preso in mano la situazione - letteralmente. Decine di bambini hanno costruito con i LEGO degli animali artici giganti proprio alle porte del quartier generale della Shell a Londra, in segno di protesta contro la partnership della loro fabbrica di giocattoli preferita con una compagnia petrolifera spregiudicata.

La crescita della “LEGOlution”

Da Hong Kong a Parigi, fino a Roma, gli omini della LEGO hanno inscenato piccole ma furiose proteste contro gli accordi dei loro proprietari LEGO con Shell. Le proteste sono diventate famose in tutto il mondo, e la LEGOlution si è diffusa a macchia d’olio.

Festa a LEGOLAND  
Dei mini-scalatori LEGO hanno protestato in modo molto audace in una stazione di benzina Shell a Legoland (Billund, in Danimarca).
 
1 milione di persone si è fatto sentire!
Dopo soli tre mesi, oltre un milione di persone nel mondo ha chiesto a LEGO di porre fine al contratto con Shell, dimostrando l'incredibile forza e la potenza inarrestabile del nostro movimento globale.

Siamo così felici che LEGO abbia finalmente deciso di fare la cosa giusta! E 'una vittoria enorme per tutte le persone nel mondo che hanno chiesto LEGO di smettere di aiutare Shell a sembrare una società responsabile e premurosa - piuttosto che un’azienda che vuole trivellare l'Artico per il petrolio.
Per non giocarsi la propria rispettabilità, a causa alla crescente opposizione alle perforazioni in Artico, Shell ha bisogno di circondarsi di partner molto amati - musei, gallerie d'arte, festival musicali, eventi sportivi. L'annuncio di LEGO è un grande passo per spazzare via le coperture della Shell.
Ora che anche LEGO ha lasciato Shell,  è il momento di chiedere a Shell di lasciare l'Artico. Il gigante del petrolio ha recentemente annunciato i suoi piani di trivellazione nell’Alaska Artica nel 2015. Nel frattempo, i ghiacci artici si stanno sciogliendo, e quest’anno hanno raggiunto il loro minimo storico. Il tempo stringe per salvare l’Artico, e il momento di agire è ADESSO. Aiutaci a salvare l’Artico con la tua firma!

venerdì 26 settembre 2014

Un anno di Arctic30: la loro libertà è la nostra libertà

Manifestazione FreeTheArctic30 a Bari
E' passato un anno da quando la nostra azione pacifica nell'Artico è stata bloccata dagli agenti armati russi; quasi un anno da quando ci hanno illegittimamente accusati di pirateria e mandato in prigione per più di due mesi. Per noi non passa giorno senza pensare al tempo che abbiamo trascorso in carcere a Murmansk e a San Pietroburgo, o al fatto che non abbiamo “visto” la giustizia - siamo liberi, sì, ma ci è stata concessa un’amnistia per un reato che non abbiamo commesso. Ma almeno siamo a casa con le nostre famiglie, che è certo molto di più di quanto avviene alle migliaia di altri attivisti di tutto il mondo che continuano ad essere perseguitati o imprigionati perché lottano per ciò in cui credono.  
I nostri compagni attivisti in India, Spagna, Stati Uniti e in Russia, sono ancora al centro di un fuoco incrociato di governi e di industrie che si sentono minacciati dalla società civile e decisi a mettere a tacere l'opposizione in ogni modo.
Questo sta avvenendo con la criminalizzazione della protesta pacifica e il restringimento dello spazio democratico in tutto il mondo.
In Russia, l’attivista Yevgeny Vitishko, 40 anni,  - un membro della ONG di Vigilanza Ambientale per il Caucaso del Nord - protestava contro l'impatto ambientale delle Olimpiadi invernali di Sochi quando è stato arrestato. Il suo "crimine"
? Dipingere su un recinto le parole "La foresta è di tutti". Inizialmente gli è stata concessa la sospensione della pena, ma un giudice l’ha annullata, e nel febbraio di quest'anno è stato condannato a tre anni in una colonia penale.
In Spagna, il governo è in procinto di approvare una legge che penalizza arbitrariamente la protesta pacifica con multe estreme. Una risposta diretta alle numerose manifestazioni di malcontento - pacifiche - dei cittadini verso le riforme dell’esecutivo, come gli enormi tagli di spesa nella sanità e nell'istruzione.
In India, gli abitanti di Mahan si trovano ad affrontare pressioni estreme e gli attivisti ambientali sono perseguitati, a causa dei loro sforzi per impedire che una nuova miniera di carbone sia costruita da Essar e Hindalco, due compagnie minerarie alla ricerca delle riserve di carbone che si nascondono sotto le foreste. Dalle foreste di Mahan dipende il sostentamento di circa 55.000 persone. La loro cultura e la vita della comunità si intrecciano con i territori che le aziende stanno minacciando di distruggere.
Se le aziende vinceranno, queste comunità locali saranno costrette ad andarsene.
Eppure gli abitanti di Mahan non si sono fermati: si sono riuniti per raccogliere sostegno, hanno organizzato manifestazioni e incontri pubblici per aumentare la consapevolezza dei propri diritti nella regione. Ma le autorità vogliono “schiacciare” i manifestanti su tutti i fronti. Il 29 luglio, la polizia ha sequestrato un ripetitore di telefonia mobile e i pannelli solari che Greenpeace India aveva istituito nel villaggio di Amelia. Lo stesso giorno, nel bel mezzo della notte, due attivisti di Greenpeace India sono stati arrestati senza un mandato.
Negli Stati Uniti, i diritti fondamentali stanno andando a rotoli più velocemente di quanto possiamo pensare. Oltre alle violazioni terribili dei diritti umani di Ferguson, alcuni attivisti ambientali si trovano ad affrontare il carcere. Otto persone, che hanno semplicemente appeso uno striscione contro la deforestazione diretto a Procter & Gamble, sono sotto processo, accusati di furto con scasso e atti vandalici, reati che comportano una pena massima totale di nove anni e mezzo di carcere e 20.000 dollari in multe per ogni attivista. Conseguenze terrificanti e irragionevoli per un'azione del tutto pacifica che non ha fatto male a una mosca. Se fossero condannati con capi d’accusa tanto gravi, si tratterebbe della prima volta nella lunga storia di azione non violenta di Greenpeace USA.
E 'impossibile guardare a questi esempi - e ce  ne sono molti, molti di più - e non considerarli nell’insieme del più ampio dibattito sulle libertà fondamentali-  libertà di espressione, il diritto di manifestare il proprio dissenso, la libertà di riunione, e in alcuni casi come in Russia o a Ferguson, anche sulla libertà di stampa. A livello globale i poteri forti, corporazioni e governi cominciano a ostacolare sempre più i diritti degli individui. E’ un crescendo allarmante e pericoloso che, se lasciato incontrollato, potrebbe portare al disfacimento completo dei diritti per cui abbiamo combattuto tanto duramente.
Cosa direbbe Martin Luther King se potesse vedere Ferguson adesso? Come si sentirebbe Gandhi nel vedere l'opera della sua vita “disfatto” al giorno d’oggi? Che cosa accadrebbe a Rosa Parks se respingesse oggi le leggi ingiuste in America?
Non dobbiamo riposare sugli allori o pensare - neanche per un momento - che quelle battaglie appartengono a qualcun altro, in qualche altro posto. Di fronte a questo tipo di repressione, l'unica soluzione possibile è quella di combattere e lottare di più, con la gente, con argomentazioni pacifiche, e, soprattutto, non perdere mai la speranza che vinceremo.
Unisciti a noi in solidarietà con coloro che vengono perseguitati e imprigionati in tutto il mondo.

Trova i modi per aiutare gli attivisti a tornare liberi: Vitishko, No somos Delito e Junglistan. Grazie!


Gli Arctic 30 Peter, Miguel, Camila, Colin, Ana Paula, Phil, Kieron, Alexandra, Frank, Anthony, Iain, Alexandre, Paul, Faiza, Mannes, Anne Mie, Sini, Francesco, Cristian, Jonathan, David J, Tomasz, Roman, Denis, Dima, Marco, Gizem, Ruslan, Andrey and Ekaterina.

lunedì 4 agosto 2014

Rainbow Warrior - open boat @Brindisi

L'accoglienza a sorpresa dei NAC
Quello appena passato è stato un weekend davvero molto intenso, già dall'alba di venerdì 1 agosto, quando il comitato No Al Carbone ha accolto la nostra nave all'ingresso del porto della città (video: http://youtu.be/gxK7xtUjmWQ).
Brindisi è l'unico comune in Italia che conta ben due centrali a carbone, quella nord della Edipower e quella a sud di proprietà dell'Enel, impianto industriale con maggiore emissione di CO2 sul territorio nazionale, la famosa centrale Federico II di Cerano.

Nella mattinata di venerdì 1 agosto si è tenuta una conferenza stampa a bordo, che ha visto la partecipazione di molti giornalisti, per ascoltare il Direttore Esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio e il responsabile campagna Clima ed Energia, Andrea Boraschi. Era inoltre presente il consigliere comunale Riccardo Rossi e Maurizio Portaluri, primario di Radioterapia all’Ospedale Perrino di Brindisi. Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non ha invece aderito al nostro invito a intervenire. Il sindaco di Brindisi Domenico Consales, che aveva accettato l’invito di Greenpeace, ha comunicato la sua impossibilità a partecipare poco prima dell’inizio della conferenza.

Nel pomeriggio di venerdì un gruppo di bambini di Brindisi ha partecipato ad una serie di attività a bordo della nave, tra cui una caccia al tesoro per scoprire tutti i "segreti" della nostra nave ammiraglia, diventando al termine anche loro dei nuovi guerrieri dell'arcobaleno!

la Rainbow Warrior pronta per l'open boat
Poi da sabato mattina alle 10 fino alla sera di domenica 3 agosto, ben 2.400 persone sono salite a bordo della Rainbow Warrior 3 per poterla visitare tramite i volontari dei gruppi locali di Bari, Lecce, San Ferdinando e Pescara.
Sono stati giornate bellissime, che ci hanno permesso di far conoscere la nostra nave, i nostri ideali, interagire con attivisti e personale di bordo, tutti spinti dal desiderio di poter fare qualcosa di concreto per dare voce a questo nostro fragile Pianeta.
In questo video realizzato da Leo, un volontario del gruppo barese, potete rivedere la nostra nave in tutto il suo splendore!


Tutti i dettagli e foto principali del #NonFossilizziamoci tour sul sito dedicato di Greenpeace Italia: http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci/#rainbow


giovedì 31 luglio 2014

Open Boat a Brindisi per visitare la Rainbow Warrior 3

La nuova Rainbow Warrior, nave simbolo di Greenpeace, varata nel 2011, arriva in Puglia, nel porto di Brindisi, nell'ambito del tour “Non è un Paese per fossili”, per dire basta a fonti energetiche sporche e inquinanti come carbone e petrolio e promuovere efficienza energetica e rinnovabili.
Sabato 2 agosto, dalle 11 alle 20 e domenica 3 agosto dalle 10 alle 18 sarà possibile per tutti salire a bordo e partecipare a visite guidate gratuite della nave, che sarà ormeggiata alla Banchina centrale - Viale Regina Margherita (vicino Piazza Vittorio Emanuele II).
La Rainbow Warrior è stata realizzata con tecnologia “verde”. Tutte le sue le sue componenti sono state studiate per facilitare l’opzione d’uso più sostenibile. Lunga oltre 50 metri, viaggia principalmente a vento grazie ai suoi oltre 1.250 metri quadrati di vele.
Azione del 31 luglio nei pressi di Vasto in Abruzzo
Greenpeace, in occasione del tour “Non è un Paese per fossili”, ha lanciato una petizione online (http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci) per chiedere ai cittadini italiani di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili. In poche settimane la petizione ha già raccolto oltre 48 mila firme.
Venite a trovarci per visitare gratuitamente la nave accompagnati dai nostri volontari e vedere da vicino la nostra nave ammiraglia e conoscere gli attivisti di Greenpeace International.

venerdì 11 luglio 2014

Omini Lego in azione #BlockShell


Si sono arrampicati sulla torre di Pisa, hanno sfilato in corteo a Piazza San Pietro e manifestato sul Lungomare di Bari. Oggi gli omini LEGO sono scesi in strada con Greenpeace per chiedere alla loro casa madre di interrompere la partnership commerciale con la Shell, compagnia petrolifera tra le più aggressive nell'esplorazione petrolifera del Polo Nord, una minaccia per gli abitanti e gli animali che vivono in questa area fondamentale per gli equilibri del Pianeta.  

Ad Andria l’intero LEGO cast dei Simpson ha posato davanti a Castel del Monte, mentre a Verona davanti all'Arena i personaggi di Guerre Stellari hanno chiesto di risparmiare l’Artico dalla distruzione. A Roma, mini gommoni e attivisti si sono ritrovati a Castel Sant'Angelo lungo il fiume Tevere.  

Ogni azienda ha la responsabilità di scegliere eticamente i propri partner commerciali e i propri fornitori. Lego afferma che vorrebbe lasciare un mondo migliore ai nostri figli, ma stringe ancora accordi commerciali con Shell, una delle aziende più inquinanti del Pianeta, che ora minaccia la bellezza incontaminata dell’Artico. Una decisione sbagliata, una cattiva notizia per tutti i bambini. Per questo chiediamo a LEGO di abbracciare la causa per la difesa dell’Artico, rompendo il patto con Shell.

La campagna con cui Greenpeace chiede a LEGO di abbandonare Shell è partita lo scorso 1 luglio. In soli dieci giorni sono state raccolte oltre 325 mila firme e altrettante email sono state recapitate ai vertici della LEGO tramite il sito dedicato: www.legoblockshell.org

mercoledì 9 luglio 2014

Lego Block Shell


In che modo Shell sta usando Lego e perché dovremmo fermarli? 
Shell ha stipulato con Lego un accordo pubblicitario: una strategia mirata a "comperare" amici che possano associare la compagnia a valori positivi e rendere accettabili i suoi piani di trivellazione nell'Artico.
Lego è infatti una delle aziende più amate del mondo e Shell - nota a tutti per il suo progetto di trivellare i fondali artici - sa che questo accordo migliora la sua reputazione. Mettendo il proprio logo sui mattoncini, la compagnia petrolifera costruisce un vincolo di fedeltà con milioni di bambini: la nuova generazione di consumatori. Shell sta invadendo le stanze dei giochi di tutto il mondo per sostenere la propria immagine, mentre mette in pericolo l'Artico per estrarne petrolio! Non permettiamo che la passi liscia! Se convinciamo Lego a rompere l'accordo con Shell, per la compagnia petrolifera sarà un brutto colpo. Quando saremo milioni a far sentire la nostra voce, per Shell sarà sempre più difficile avere il supporto che le serve per trivellare nell'Artico!
Una perdita di petrolio nell'Artico sarebbe impossibile da "pulire" e avrebbe effetti devastanti sull'ambiente! Un movimento globale di oltre 5 milioni di persone sta crescendo in difesa dell'Artico. Vogliamo creare un santuario globale nell'area del Polo Nord e ottenere un divieto alle trivellazioni offshore e alla pesca distruttiva.
Con il tuo aiuto potremo inaugurare una nuova era di cooperazione globale contro gli interessi privati di pochi e proteggere questo luogo magico per le future generazioni!
Come puoi aiutarci? Petizioni come questa hanno convinto tante aziende a "pulire" le proprie attività e ad impegnarsi in pratiche sostenibili. In seguito alla nostra pressione, Adidas si è detta pronta ad eliminare sostanze pericolose dai suoi vestiti e Procter&Gamble si è impegnata contro la deforestazione. Firmando, entri a far parte del movimento globale per salvare l'Artico: più siamo e più riusciremo a fare pressione sui gruppi di interesse coinvolti e su coloro che hanno il potere di proteggere l'Artico, sostenere le politiche rinnovabili e fermare le trivelle! Ma ricorda: stiamo lottando contro una delle più grandi compagnie del mondo, per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto e di quello di tutti i tuoi amici!

Tutte le info e per firmare sul nostro sito: www.legoblockshell.org

Qui il video di Greenpeace International:

martedì 24 giugno 2014

Volontariato in Piazza @Bari

Panoramica degli stand delle associazioni
Il volontariato fa centro anche questa volta. Lo hanno dimostrato le migliaia di persone che sabato scorso 21 giugno, hanno animato piazza del Ferrarese a Bari per l’evento “Volontariato in Piazza” organizzato dal Centro di servizio al volontariato “San Nicola” per il settimo anno e che ha visto presenti, tra gli altri, anche i volontari del Gruppo Locale di Bari di Greenpeace.
Una partecipazione di famiglie, giovani, bambini, uomini e donne che dimostra il desiderio di condivisione e di collaborazione tra i cittadini per la costruzione di un nuovo modello di comunità fondato sulla solidarietà e sulla fiducia. I 28mila volontari della ex provincia di Bari, organizzati in circa mille organizzazioni, testimoniano che insieme il cambiamento è possibile.

Alcuni dei volontari del GL Bari
In occasione dell’evento sono state 40 le associazioni impegnate in diversi ambiti - disabilità, assistenza ai malati, ambiente, soccorso in mare, donazione di organi, midollo e sangue, protezione civile - che hanno raccontato con attività e manifestazioni l’impegno attivo per la costruzione di un nuovo welfare comunitario.
A sostenere questo clima di festa e di positività lo spettacolo musicale itinerante della Murgia Street Band e l’animazione comica della compagnia “Un Clown per amico” con lo spettacolo “Criminal clown”.



Il video del servizio TgNorba: http://youtu.be/RzsOFEoaTek

venerdì 20 giugno 2014

La Rainbow Warrior sta arrivando!

Rainbow Warrior 3
Siete pronti? La Rainbow Warrior sta arrivando, anche in Puglia!

Com'è fatta una nave di Greenpeace che sfida i mari per difendere il Pianeta? E'arrivato il momento di scoprirlo: #NonFossilizziamoci 

La nostra nave, con i suoi 1260 metri quadrati di vele, è un veliero costruito con le migliori tecnologie verdi che riducono al minimo i consumi: per questo l'abbiamo scelta per un lungo tour nei mari italiani, che partirà nei prossimi giorni, durante il quale sveleremo i falsi miti e le terribili verità sulle energie inquinanti del nostro Paese!

Da Vado Ligure a Saline Ioniche, da Palermo a Brindisi la nostra nave toccherà i luoghi dove si produce energia in modo anacronistico e dannoso per l’uomo e l’ambiente per incontrarvi, e raccontarvi la verità sul carbone e le fonti fossili.

Sulla nostra rotta incontreremo i comitati locali e spiegheremo i nostri progetti per un futuro rinnovabile e sicuro. Insieme dimostreremo che il nostro non è un Paese per fossili!  Raggiungi a bordo i guerrieri dell'arcobaleno: sali anche tu sulla nostra ambasciatrice della rivoluzione energetica!

Vuoi salire a bordo della nuova Rainbow Warrior? Ecco le tappe degli Open Boat:

-Genova      sabato 28.06, dalle 11 alle 20 domenica 29.06, dalle 10 alle 18
-Palermo      sabato 05.07, dalle 14 alle 20 domenica 06.07, dalle 10 alle 20
-Capodistria  venerdì 25.07, dalle 15 alle 19 sabato 26.07, dalle 10 alle 18
-Brindisi      sabato 02.08, dalle 11 alle 20 domenica 03.08, dalle 10 alle 18 

Per maggiori informazioni scrivi a saliabordo.it@greenpeace.org

martedì 10 giugno 2014

Etichette del tonno in scatola sempre più trasparenti

I volontari di Greenpeace, compresi quelli del Gruppo Locale di Bari, continuano a monitorare le etichette del tonno in scatola. Rispetto al precedente monitoraggio, del novembre 2011, emerge che finalmente l’attenzione dei consumatori sta facendo la differenza e le etichette sono sempre più trasparenti. Tra le aziende che hanno fatto maggiori progressi troviamo Calvo/Nostromo, Mareblu, Generale Conserve/As do Mar e Conad mentre restano al palo Mare Aperto/STAR e Carrefour.
In assoluto, pur non facendo gra
ndi progressi, resta elevato il livello di informazione ai consumatori di Coop e Esselunga. Sono state esaminate dai volontari di Greenpeace 4.095 confezioni di 14 aziende (20 marchi) nei negozi di 21 città italiane. L’indagine ha valutato presenza/assenza delle informazioni necessarie ai consumatori per effettuare acquisti consapevoli: l’indagine non ha quindi valutato eventuali informazioni poste all’interno della confezione e inaccessibili al momento dell’acquisto. Le informazioni oggetto dell’indagine riguardavano: nome comune della specie di tonno, nome scientifico, area di pesca (oceano di origine e specifica area FAO), metodo di pesca. Sono state prese in considerazione varie tipologie di prodotti (come tonno all’olio d’oliva, tonno al naturale, etc.), sia in lattina che in vasetti di vetro, mentre non sono stati oggetto di monitoraggio i prodotti trasformati quali sughi pronti, insalate o prodotti in tubetto.
Le pressioni dei consumatori hanno convinto molte imprese che la trasparenza non è un optional. Alcuni progressi sono sorprendenti e questo rende ancora più gravi i comportamenti omissivi di quelle aziende che restano poco trasparenti.
Nel 2011 non veniva specificata la specie di tonno nella metà dei prodotti monitorati. Solo il 7 per cento delle etichette indicava l’area di pesca e appena il 3 per cento il metodo di pesca utilizzato. Nell’ultimo rilevamento, il nome comune e - questa è una novità - anche il nome scientifico della specie sono sempre più presenti. Undici marchi hanno aumentato in modo netto le informazioni sull’area di pesca. L’elemento più critico resta l’informazione sui metodi di pesca: un buon incremento è stato rilevato per Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar, mentre ci sono progressi anche per Coop, Mazzola/Maruzzella e per il marchio Moro di Icat Food.
Purtroppo, oltre alla pesca eccessiva e troppo spesso illegale, sono proprio i metodi di pesca utilizzati a mettere a rischio il tonno. Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono a rischio, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con “sistemi di aggregazione per pesci” (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine.
Greenpeace rinnova la sua richiesta al settore conserviero di garantire piena tranciabilità e trasparenza, di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD. I risultati di questo monitoraggio dimostrano che un cambiamento è possibile anche grazie alla crescente attenzione dei consumatori.

Leggi il briefing: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2014/Tonno_label_report.pdf 

Consulta l’infografica: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/file/2014/infografica_tonno_2014.pdf 

Guarda il video sulle conseguenze distruttive della pesca con i FAD: http://www.youtube.com/watch?v=6JlKwoUtMk4

sabato 10 maggio 2014

#SosApi in azione @Bari

Oggi gli attivisti di Greenpeace sono scesi in piazza a Bari per difendere le api e gli altri impollinatori naturali, che svolgono un ruolo cruciale per l'agricoltura e la produzione alimentare. In tutta Italia i volontari vestiti da ape sono entrati in azione “ronzando” nei mercati più affollati, sensibilizzando i cittadini e realizzando piatti tipici con ingredienti che dipendono dall'impollinazione delle api.
Attività analoghe si sono svolte in oltre 100 città europee - da Amburgo a Roma e da Sofia a Malaga. Lo “sciame” di volontari del Gruppo Locale di Bari ha popolato con i costumi gialli e neri il mercato di Santa Scolastica, parlando ai cittadini dell’importanza delle api, raccogliendo firme e regalando semi di fiori utili per gli impollinatori. Anche agricoltori e apicoltori locali presenti al mercato hanno firmato per salvare le api.
Il cuoco Michele De Gaetano e la blogger di cucina Manuela Boccone hanno preparato per l’occasione rispettivamente un piatto di orecchiette con cime di rape e un piatto di cicorie e fave, specialità locali i cui ingredienti principali derivano proprio dall'impollinazione di questi insetti.
Le api non si limitano a produrre miele, come molti pensano. Un terzo del cibo che mangiamo e la maggior parte della flora spontanea dipende dalla loro opera di impollinazione. Le bancarelle dei mercati sarebbero quasi vuote senza il lavoro delle api, dovremmo scordarci mele, mirtilli, zucchine, broccoli, cipolle, mandorle, caffè, e molto altro ancora.
Le iniziative che si svolgono oggi in Italia, Austria, Bulgaria, Germania, Grecia, Ungheria, Slovacchia, Spagna e Svizzera sono parte della campagna di Greenpeace per salvare le api, minacciate dall'attuale crisi degli impollinatori e dell'agricoltura. Il declino delle api è un sintomo di un sistema agricolo industriale fallimentare, basato su un uso sempre più crescente di prodotti chimici di sintesi ed energia, monocolture su larga scala e la dipendenza da poche multinazionali agrochimiche.
Per proteggere le api e l'agricoltura dobbiamo lavorare con la natura, non contro di essa. Solo un’agricoltura ecologica e sostenibile ci permetterà di garantire diversità e sicurezza alimentare e proteggere le api a lungo termine. È ora che i politici europei ascoltino “il ronzio” delle tante persone che si stanno mobilitando per salvare le api, è il momento per loro di agire.
Un’agricoltura ecologica e sostenibile garantisce cibo sano, protegge il suolo, l'acqua e il clima, promuove la biodiversità e non contamina l'ambiente con sostanze chimiche o organismi geneticamente modificati.



Per maggiori dettagli:


Rapporto Eden tossico: i loro veleni, nel tuo giardino“: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2014/Eden-tossico.pdf

sabato 26 aprile 2014

Presidio Centrale Edipower

Sabato 26 aprile i volontari dei gruppi locali di Bari e Lecce hanno partecipato al presidio esterno alla centrale elettrica a carbone Edipower, per chiederne la chiusura e bonifica dell'intero territorio pesantemente inquinato dall'insediamento industriale.
Nonostante la pioggia battente tanti volontari, cittadini e attivisti di altre associazioni territoriali di Brindisi e Taranto che hanno organizzato il presidio, come i No al Carbone Brindisi e No TAP erano presenti e hanno esposto le motivazioni di tali richieste.

Proprio i No al Carbone Brindisi hanno riassunto in questo comunicato che riportiamo qui sotto il senso del presidio.
"Stiamo creando una rete di cuori e di teste pensanti , di cittadini consapevoli dell'unicità di questi territori ricchi di cultura, di paesaggi mozzafiato, di terreni fertili e spiagge da sogno, di arte, di porti storici e accoglienti. Non ci manca nulla se non ciò che ci è stato scippato. Bisogna ripartire da questo. Dobbiamo iniziare col riprenderci gli spazi, la terra, la costa e persino l'aria che ci hanno sottratto, che hanno sporcato, che hanno violentato. Dobbiamo ricostruirne la dignità e la bellezza. Ripartire consapevoli finalmente delle nostre potenzialità perché un'economia sana non può basarsi su modelli imposti ma deve nascere e svilupparsi rispettando tipicità , storia e cultura di ogni territorio. Il ricatto occupazionale è ormai smascherato ed è talmente crudele ed illogico da non poter essere più accettato. Qual è il prezzo di un posto di lavoro se questo avvelena e uccide? Perché voler salvare aziende impattanti, se oltre ad inquinare soffocano tante potenzialità lavorative, allontanano il turismo, rendono improduttivi tanti terreni agricoli e bloccano le attività conserviere e vinicole un tempo floride? C'è in tante realtà del Sud una nuova consapevolezza, un fermento di idee e di voglia di cambiamento. C'è soprattutto la voglia di riprenderci il nostro futuro, di colorarlo coi nostri colori e i nostri profumi. Possiamo farcela, dobbiamo. E oggi, uniti ancora una volta in una battaglia giusta , la sensazione è che ci stiamo già riuscendo." [dal blog NAC: http://noalcarbonebrindisi.blogspot.it/2014/04/un-presidio-sotto-la-pioggia-battente.html]



venerdì 18 aprile 2014

SALVIAMOLEAPI: polline contaminato da cocktail di pesticidi tossici

Oltre due terzi del polline raccolto dalle api nei campi europei e portato ai loro alveari è contaminato da un cocktail di pesticidi tossici. Questo è il risultato allarmante di un nuovo studio di Greenpeace International, pubblicato oggi nell'ambito della campagna europea per salvare le api e proteggere l'agricoltura. Le sostanze chimiche rilevate nei pollini comprendono insetticidi, acaricidi, fungicidi ed erbicidi, prodotti da aziende agrochimiche come Bayer, Syngenta e BASF.
Il rapporto “Api, il bottino avvelenato” è il più vasto nel suo genere a livello europeo in termini di aree geografiche interessate e numero di campioni prelevati simultaneamente, con oltre 100 campioni provenienti da 12 Paesi. In totale sono state individuate 53 diverse sostanze chimiche. Lo studio evidenzia le alte concentrazioni e l’ampia gamma di fungicidi presenti nel polline raccolto vicino ai vigneti in Italia, l'uso diffuso di insetticidi killer delle api in quello dei campi polacchi, la presenza di DDE (un prodotto di degradazione del DDT, tossico e bioaccumulabile) in Spagna, il ritrovamento frequente del neonicotinoide thiacloprid in molti campioni raccolti in Germania.
Il rapporto conferma l’elevata esposizione di api e altri impollinatori a un pesante cocktail di pesticidi tossici. C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell'attuale modello agricolo, basato sull'uso intensivo di pesticidi tossici, monocolture su larga scala e un preoccupante controllo dell'agricoltura da parte di poche aziende agrochimiche come Bayer, Syngenta & Co.
Il rapporto conferma i risultati di un recente studio dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che evidenzia vaste lacune conoscitive sulla salute delle api e degli impollinatori in genere, tra le quali gli effetti dei "cocktail di pesticidi" a cui sono esposti, e invita l'Ue e i governi nazionali a colmare queste lacune con ulteriori indagini scientifiche.
Le api, e non solo loro, sono potenzialmente esposte a veleni micidiali. È l’ennesima dimostrazione che è necessario un cambiamento radicale verso un’agricoltura più sostenibile e l’Europa deve fare la sua parte, subito.
Alla luce di quanto riscontrato dal nuovo rapporto sulla contaminazione del polline, Greenpeace invita la Commissione europea e i governi nazionali a vietare completamente l’utilizzo dei pesticidi clothianidin, imidacloprid, thiamethoxam e fipronil, attualmente sottoposti a un divieto temporaneo e a vietare gli altri pesticidi dannosi per api e altri impollinatori (compresi clorpirifos, cipermetrina e deltametrina). Greenpeace chiede inoltre l’adozione urgente di piani d'azione per le api al fine di valutare gli effetti dei pesticidi sugli impollinatori e ridurne l’utilizzo; di stimolare ricerca e sviluppo di tecniche non inquinanti per la gestione dei parassiti e promuovere la diffusione di pratiche agricole ecologiche.
Attivisti in azione a Leverkusen

Per protestare contro la presenza dei pesticidi killer delle api nel polline, oltre 20 attivisti di Greenpeace hanno aperto oggi uno striscione di 170 metri quadri di fronte al quartier generale della Bayer, a Leverkusen (Germania), con la scritta: "Bayer: smettila di ucciderci", simbolicamente tenuto da due api. Con questa azione gli attivisti stanno ulteriormente sottolineando come l'industrie agrochimiche siano le principali responsabili del declino delle api nell’attuale modello agricolo industriale.

Leggi il rapporto “Api, il bottino avvelenato”: http://www.greenpeace.org/italy/ApiBottinoAvvelenato/

sabato 5 aprile 2014

#ItaliaNOogm @Bari

Gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato un presidio oggi a Bari, insieme alla sezione barese del WWF in via Sparano per informare i cittadini sulle conseguenze e i rischi delle coltivazioni OGM. Sono stati distribuiti volantini informativi ed esposto uno striscione con scritto “NO OGM”, circondato da tante pannocchie di cartone, simboleggianti il mais OGM.
In Italia è partito il conto alla rovescia sugli OGM. Il prossimo 9 aprile, infatti, il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischia di aprire la strada a semine incontrollate di colture OGM con conseguenze drammatiche per la filiera agricola italiana, l’ambiente, le produzioni biologiche, le esportazioni e la libertà di scelta dei cittadini.
Greenpeace, con la Task Force "Per un'Italia libera da OGM", composta da 39 associazioni, che oggi ha organizzato presidi in diverse città italiane, rinnova l’appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al governo perché venga emanato con effetto immediato un decreto contro le semine OGM e, a partire dal semestre italiano, si impegni in sede europea a elaborare finalmente una chiara iniziativa per impedire coltivazioni geneticamente modificate.
“All’inizio ho creduto anch’io come tanti agricoltori statunitensi alle promesse delle aziende del biotech. Ci hanno detto che avremmo dovuto usare meno pesticidi e ottenuto maggior profitti, invece nessuna promessa è stata mantenuta. Ora abbiamo più erbacce e più insetti resistenti ai pesticidi ed è molto difficile uscire da questo tipo di produzione agricola. Io ho iniziato la riconversione della mia azienda un anno fa” spiega Wes Shoemyer, agricoltore del Missouri.
"Come ci testimoniano gli agricoltori degli Stati Uniti, la strada degli OGM è una via senza ritorno. Per tutelare ambiente, agricoltura e libertà di scelta delle persone, la scelta possibile e' una sola, mantenere l'Italia libera dagli OGM!" commenta Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “Per questo vogliamo ribadire al Presidente del Consiglio Renzi e al governo la necessità di varare un decreto con effetto immediato contro le semine OGM”.
In attesa di un intervento del governo, le Regioni si stanno muovendo. La Regione Friuli ha emanato un regolamento che vieta la semina e la coltivazione di OGM sul suo territorio in caso di successo del ricorso al Tar, ipotesi in cui le associazioni della Task Force presenterebbero comunque ricorso al Consiglio di Stato.
Quasi otto italiani su 10 (76 per cento) sono contrari agli OGM, secondo l’ultima rilevazione condotta da Ipr marketing nel giugno 2013. In Italia abbiamo ancora la possibilità di scegliere e di fermare l'avanzata di un modello agricolo che potrebbe mettere in serio pericolo l’identità e la distintività di uno dei settori che può contribuire maggiormente alla ripresa economica ed occupazionale del Paese. Distintività, qualità e tipicità sono le strade vincenti in questa fase congiunturale, come dimostra il boom degli acquisti diretti di alimenti garantiti OGM free dai produttori agricoli che nonostante un calo dei consumi alimentari in Italia del 3,7 per cento sono aumentati del 67 per cento nel 2013.

La Task Force per un'Italia libera da OGM è composta da: • Acli • Adoc • Adiconsum • Adusbef • Aiab • Amica • Associazione per l'Agricoltura Biodinamica • Assoconsum • As. Se. Me. • Campagna Amica • Cia • Città del Vino • Cna Alimentare • Codacons • Coldiretti • Consorzi agrari d’Italia • Crocevia • Fai • Federconsumatori • Federparchi • Firab • Focsiv • Fondazione Univerde • Greenaccord • Greenpeace • Isde • Lega Pesca • Legacoop Agroalimentare • Legambiente • Lipu • Movimento consumatori • Movimento difesa del cittadino • Slow Food Italia • Symbola • Uecoop • Una.api • Upbio • Vas • Wwf

Segui su Twitter:  #ItaliaNoOGM

lunedì 31 marzo 2014

Earth Hour 2014

I volontari del gruppo locale di Bari hanno partecipato all'Earth Hour, l’ora della Terra, un evento internazionale di sensibilizzazione sul tema del risparmio energetico, arma concreta e a portata di tutti per contrastare i cambiamenti climatici!
Anche Bari ha aderito a questo importante evento con lo spegnimento programmato di 4 edifici monumentali (Teatro Margherita, Palazzo di Città, Palazzo della Provincia e Palazzo della Presidenza della Regione Puglia).
Per l’occasione, a partire dalle ore 18, il WWF Bari insieme a numerose associazioni baresi: Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, ADIRT Consumo Critico - Quelli del baratto, CAT - Amici del Trekking, CEA Masseria Carrara, Ciclospazio, Il Planetario Di Bari. Oasi Felina, Rangers D'Italia, Ruotalibera, Scuola Cani Salvataggio Nautico hanno organizzato una serie di eventi culturali tra cui la presentazione del libro "CambiaMenti", a cura di C. Di Modugno - Meters Studi e ricerche per il sociale, nonché il concerto del maestro Roberto Ottaviano, la cover di Francesco De Gregori, il teatro di figura e d'attore di Renato Curci e le band Triurlo Italian Swing e I Marketti.

lunedì 3 marzo 2014

The King is naked @Bari

Prosegue la campagna di Greenpeace per chiedere ai marchi dell’Alta Moda di produrre vestiti senza sostanze chimiche pericolose. Anche a Bari i volontari del Gruppo Locale hanno manifestato davanti alle vetrine del negozio di Louis Vuitton per svelare all'opinione pubblica che “Il Re è nudo” e che l’Alta moda nasconde un incubo tossico dietro i proclami di esclusività dei propri vestiti.
La mobilitazione principale è partita da Roma, dove tre volontari vestiti da imperatore, banditore e cortigiano hanno proclamato un editto che bandisce le sostanze tossiche dai vestiti dei marchi d’Alta Moda. Gli attivisti hanno consegnato una lettera agli store manager di ciascun negozio nella quale si dettagliano le richieste di adesione all'impegno “Detox”.
E' ora che i marchi dell’Alta moda siano all'altezza della loro reputazione e inizino a produrre capi di abbigliamento che non costino la salute del nostro Pianeta e il futuro dei nostri figli. Impegnandosi a Detox, marchi come Valentino e Burberry hanno già dimostrato che si può produrre un’Alta moda che non costi nulla al Pianeta. Cosa aspettano invece Versace, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana?
La mobilitazione segue la pubblicazione dell’ultimo rapporto di Greenpeace International "Piccola storia di una bugia fuori moda” che ha svelato la presenza di sostanze chimiche pericolose nei vestiti per bambini prodotti da alcune delle più famose aziende d’Alta Moda, tra cui Versace, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana.
Queste sostanze vengono rilasciate nei corsi d’acqua non solo durante i processi produttivi, m
a anche quando li laviamo nelle nostre lavatrici, mettendo a rischio la salute di adulti e bambini in tutto il Mondo. Alcune di queste sostanze, una volta rilasciate nell'ambiente, possono interferire con il sistema endocrino degli esseri viventi e accumularsi nell'ecosistema.
Al rapporto, pubblicato in concomitanza con l’apertura della Settimana della Moda di Milano, hanno fatto seguito due azioni degli attivisti alla Galleria Vittorio Emanuele e al teatro Metropol di Milano nel corso della sfilata di Dolce&Gabbana. In entrambe le occasioni i giganteschi striscioni raffiguranti la top model russa Eugenia Volodina e un giovane re hanno denunciato la presenza di sostanze chimiche pericolose nei vestiti dei marchi d’Alta Moda proclamando “#TheKingIsNaked” e hanno svelato al pubblico le bugie tossiche di Versace e Dolce&Gabbana.

Sono venti le aziende che finora si sono impegnate con Greenpeace ad azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose entro il 2020.

lunedì 17 febbraio 2014

Il re è nudo!

Con la Settimana della Moda di Milano alle porte, Greenpeace lancia un nuovo rapporto che rivela la
presenza di sostanze chimiche pericolose nei vestiti per bambini di alcuni dei più famosi marchi dell’Alta Moda, tra cui Versace, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana. Le analisi degli indumenti e delle calzature mostrano che le stesse sostanze chimiche pericolose usate dai marchi di largo consumo sono impiegate anche per produrre capi esclusivi dell’Alta moda. Non solo, la concentrazione di una sostanza (nonilfenoli etossilati o NPEs) in capi etichettati come “Made in Italy” fa venire il dubbio che questi potrebbero non essere stati prodotti interamente in Europa.
Il successo dei marchi dell’Alta moda è costruito interamente sull'esclusività e l’eccellenza dei loro prodotti. Il nostro rapporto, invece, dimostra che marchi come Versace, Louis Vuitton e Dolce&Gabbana illudono i loro clienti con vere e proprie bugie. E non è un problema che interessa solo chi può permettersi questi prodotti di lusso, perché l’inquinamento tocca ognuno di noi. Sta ora a questi marchi fare chiarezza sull'etichetta “Made in Italy” che esibiscono, ripulire le loro filiere e capire che noi consumatori non ci lasciamo prendere in giro facilmente.
Sono stati testati 27 prodotti di otto case d’Alta moda; 16 di questi (8 dei quali Made in Italy) sono risultati positivi per una o più delle seguenti sostanze chimiche: nonilfenoli etossilati (NPEs ), ftalati, composti perflorurati e polifluorurati e antimonio. La più alta concentrazione di nonilfenoli è stata rilevata in una delle ballerine Louis Vuitton prodotte in Italia e vendute in Svizzera, mentre la concentrazione più elevata di PFCs in una giacca di Versace.  Alcune di queste sostanze, quando vengono rilasciate nei corsi d’acqua durante il ciclo di produzione oppure dagli stessi vestiti durante il lavaggio, hanno la proprietà di accumularsi negli organismi viventi e di interferire con il sistema endocrino.
Ė ora che i marchi dell’Alta moda siano coerenti con la loro reputazione e passino dalla parte di coloro che lavorano per un futuro libero da sostanze tossiche. Assumendo l’impegno Detox per le loro filiere, marchi come Valentino e Burberry hanno già dimostrato che si può produrre un’Alta moda che non costi nulla al Pianeta. Cosa aspettano invece Versace, Louis Vuitton, Dior o Dolce&Gabbana?
Sono venti le aziende che hanno sottoscritto finora l’impegno Detox di Greenpeace, con l’obiettivo di assicurare la trasparenza della filiera, richiedendo ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose e azzerare gli scarichi di sostanze chimiche pericolose entro il 2020.
 

Leggi la sintesi del rapporto “Piccola storia di una bugia fuori moda”: http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/piccola-storia-di-una-bugia-fuori-moda/

Leggi il rapporto (in inglese) “A Little Story about a Fashionable Lie": http://www.greenpeace.org/international/a-fashionable-lie/

Hanno sottoscritto l’impegno Detox: Nike, Adidas Puma, H&M, M&S, C&A, Li-Ning, Zara, Mango, Esprit, Levi's, Uniqlo, Benetton, Victoria's Secret, G-Star Raw, Valentino, Coop, Canepa, Burberry e Primark.

martedì 14 gennaio 2014

Piccoli Mostri nei vestiti dei bambini

Sostanze chimiche pericolose sono state trovate in vestiti e calzature per bambini di grandi marchi come Disney, Burberry e Adidas, secondo il nuovo rapporto reso noto oggi da Greenpeace Asia dal titolo “Piccoli mostri nell'armadio”=> http://www.greenpeace.org/italy/piccoli-mostri
I test sono stati condotti su prodotti di 12 note aziende tra cui American Apparel, GAP, Puma e Nike. I risultati mostrano che non vi è grande differenza tra le concentrazioni di sostanze chimiche nei vestiti per bambini – un gruppo che è più vulnerabile all'inquinamento – rispetto a quelle riscontrate nei vestiti per adulti che sono stati analizzati in precedenti analisi condotte dall'associazione.
Un vero incubo per i genitori che desiderino comprare vestiti che non contengano sostanze chimiche pericolose. Questi piccoli mostri chimici li troviamo ovunque, dai vestiti di lusso a quelli più economici, e stanno contaminando i nostri fiumi da Roma a Pechino. Le alternative per fortuna ci sono e per questo l’industria dovrebbe smettere di usare i piccoli mostri, per il bene dei nostri bambini e delle future generazioni.
Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di PFOA (acido perfluorottanico) in un costume Adidas erano molto più elevate del limite previsto da Adidas stessa nella sua lista di sostanze proibite, mentre una maglietta per bambini di Primark conteneva l’11 per cento di ftalati. Alti livelli di nonilfenoli etossilati sono stati trovati invece in prodotti di Disney, American Apparel e Burberry. PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell'ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.
Grazie alla pressione dei genitori e dei consumatori in tutto il mondo, alcuni dei maggiori marchi hanno già aderito all'impegno Detox che abbiamo proposto loro, e molti di loro hanno già iniziato un percorso orientato alla trasparenza e all'eliminazione delle sostanze tossiche dalla loro filiera, ma non basta. La Cina rimane il maggior produttore al mondo di tessile e Greenpeace chiede al governo di bandire le sostanze pericolose dall'industria. È importante che il governo pubblichi una lista nera di sostanze da eliminare e chieda alle imprese di agire immediatamente rendendo pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate, per facilitare un processo di trasparenza e pulizia dell’intera filiera.
Greenpeace chiede alle imprese di riconoscere l’urgenza e di comportarsi da leader sulla scena globale, impegnandosi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il 1 gennaio 2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio 2011, 18 importanti aziende del settore dell’abbigliamento – tra cui Valentino, Mango e Zara - si sono già impegnate pubblicamente. I 12 marchi i cui prodotti sono stati testati da Greenpeace per la ricerca “Piccoli mostri nell’armadio”: Adidas, American Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H&M, LI-Ning, Nike, Primark, Puma, Uni-qlo.

I 18 marchi che hanno sottoscritto l’impegno Detox: Benetton, C&A, Canepa, Coop Svizzera, Esprit,G-Star Raw, H&M, Inditex, Levi's, Limited Brands, Mango, Marks & Spencer, Puma, Fast Retailing, Valentino, Adidas, Li-Ning, Nike.

Leggi il rapporto “Piccoli mostri nell'armadio” (in inglese):  http://www.greenpeace.org/eastasia/publications/reports/toxics/2014/little-story-monsters-closet/ 

Leggi la sintesi in italiano: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2013/toxics/Piccoli_mostri_nellarmadio_GREENPEACE.pdf 

Leggi i progressi fatti dalle aziende nel loro impegno Detox: http://www.greenpeace.org/international/en/campaigns/toxics/water/detox/Detox-Catwalk/