Greenpeace Italia

Gli appuntamenti di Greenpeace GL Bari

giovedì 24 dicembre 2015

Buone Feste!

Come tutti gli anni, in questo periodo i volontari del Gruppo Locale vi augurano Buone Feste!
Anche noi ci prendiamo qualche giorno di pausa, ma torneremo molto presto con le nostre attività.
Se volete partecipare anche voi o proporre iniziative, eventi o attività legate alla mission della nostra assocazione, scriveteci a: gl.bari.it@greenpeace.org



mercoledì 2 dicembre 2015

Marcia per il Clima a Roma

Il gruppo dei volontari di Bari presenti a Roma
Anche i volontari di Bari di Greenpeace si sono uniti alle centinaia di migliaia di persone scese in strada lo scorso 29 novembre in tutto il mondo per dire basta a petrolio, carbone e gas e chiedere un futuro 100 per cento rinnovabile. Solo a Roma eravamo in 20.000, per la più grande mobilitazione sul clima mai fatta in Italia!

La marcia globale per il clima ha coinvolto oltre 175 paesi, con più di 2300 eventi organizzati. La richiesta ai leader radunati dal 30 novembre fino al 11 dicembre a Parigi per l'apertura del Summit sul clima (COP21) è la stessa da Melbourne a San Paolo, da Berlino a Ottawa, da Beirut a Tokyo: non possiamo più aspettare, il Pianeta ha bisogno di un accordo vincolante che acceleri la transizione energetica verso le rinnovabili!

Nel nostro corteo non potevano certo mancare degli "ospiti d'eccezione": un orso polare, un orango e una tigre... dal momento che i cambiamenti climatici sono un problema in ogni parte del globo!


I governi riusciranno a siglare un accordo ambizioso e vincolante che metta fine all'era dei combustibili fossili?

Staremo a vedere!

Le foto della marcia

lunedì 26 ottobre 2015

Greenpeace in azione contro i pesticidi


Sabato 24 ottobre i volontari e attivisti di Greenpeace sono scesi in piazza in 27 città italiane, da Milano a Palermo, per informare le persone sui danni ambientali causati dall’agricoltura industriale e dall’impiego massiccio di pesticidi. Ma anche per promuovere con gesti concreti la necessità di passare al più presto a un modello agricolo sostenibile.
Travestiti da dottori, con tanto di camice e stetoscopio, a Bari i volontari hanno attualizzato il famoso detto “una mela al giorno leva il medico di torno”, portando con sé mele biologiche – le sole che non contengono pesticidi – e mostrando lo striscione “leva il pesticida di torno”.

Pochi giorni fa, infatti, Greenpeace ha diffuso i risultati di un’analisi sulle mele acquistate nei supermercati di 11 Paesi europei, Italia compresa.
Ben l’83 per cento delle mele prodotte in modo convenzionale sono risultate contaminate da residui di pesticidi, e nel 60 per cento di questi campioni sono state trovate due o più sostanze chimiche. Solo le mele biologiche sono risultate libere da sostanze chimiche di sintesi.
Per tutelare la nostra agricoltura e il nostro cibo dobbiamo lavorare con la natura, non contro di essa. L'agricoltura industriale, con il suo massiccio uso di sostanze chimiche, inquina le acque e i suoli causando la perdita di habitat e di biodiversità. Serve una forte presa di posizione politica contro l’abuso di pesticidi e un sostegno finanziario a favore di un’agricoltura ecologica e sostenibile che permetta di garantire la biodiversità e la sicurezza alimentare a lungo termine. Tutti noi possiamo diventare parte del cambiamento.
“Leva il pesticida di torno” era anche un invito per le persone incontrate in strada a prendere impegni in prima persona per favorire l’abbandono di pratiche agricole dannose per l’ambiente e per chi ne mangia i frutti. Al mercato di Santa Scolastica i volontari di Greenpeace hanno proposto ai passanti quattro impegni concreti per diventare consumatori più consapevoli: “comprerò frutta e verdura bio ai farmer market per tre mesi”; “convincerò cinque amici a mangiare bio”; “non userò pesticidi chimici per il mio orto o giardino”; “chiederò al mio supermercato più prodotti bio”.

Sono quattro dei molti impegni che ciascuno di noi può prendere visitando la piattaforma SoCosaMangio per promuovere un’agricoltura salubre e sostenibile.

lunedì 28 settembre 2015

#RenziBocciato a Bari

L’anno scolastico è appena iniziato ma il governo di Matteo Renzi ha già ricevuto una sonora bocciatura in materia di politiche sulle rinnovabili. Sabato scorso i volontari di Greenpeace sono scesi nelle strade di 21 città italiane, tra cui Bari, per “dare i voti” alla strategia energetica del governo, che alla prova dei fatti appare clamorosamente impreparato di fronte alla sfida climatica e alla rivoluzione energetica in corso.
La pagella ambientale data al nostro Governo

A Bari i volontari del gruppo locale di Greenpeace hanno esposto uno striscione con la scritta “Rinnovabili: governo bocciato” e incontrato i cittadini al Parco 2 Giugno per chiedere un futuro energetico 100 per cento rinnovabile per tutti. Nei volantini distribuiti ai passanti era raffigurata la pagella destinata a Renzi: il giudizio sull'operato del governo, che in Italia continua a puntare sulle trivelle e sul petrolio penalizzando settori cruciali come l’efficienza energetica, l’eolico e il solare, è nettamente negativo.

I volontari hanno portato anche una sagoma di cartone con il capo del governo impegnato a scrivere su una lavagna la sua formula energetica – tutta sbagliata – per rilanciare per il Paese: “Più trivelle, più petrolio, meno rinnovabili, meno turismo, più disastri ambientali”.
Renzi ama comunicare con mezzi immediati come slide e lavagne, e noi abbiamo scritto sulla sua lavagna il futuro che ha in mente per il Paese: un’Italia disseminata di trivelle e che ostacola energie pulite e vantaggiose come quelle fornite dal sole e dal vento. Una strategia energetica legata al passato, da bocciare senza riserve, che dimostra scarsa comprensione del presente e mancanza di visione futura.
La nostra attività si inserisce in un weekend di mobilitazioni organizzate in tutto il mondo in vista della Conferenza sul Clima (COP21) che si terrà a Parigi il prossimo dicembre. In molti altri Paesi si sono svolte diverse manifestazioni per promuovere energie rinnovabili ed efficienza energetica, le uniche vere soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici.
 L’Italia si prepara invece all'appuntamento di Parigi con iniziative governative del tutto insensate come, ad esempio, la proposta di riforma della tariffa elettrica attualmente in consultazione. In sintesi, l’idea dell’Autorità per l’Energia è di far pagare meno a chi consuma di più, in barba a efficienza, protezione del clima e a qualunque ragionevole principio di politica economica. L’appuntamento di Parigi è importante, ma l’Italia ci arriva con idee confuse e zero credibilità. Al di là delle chiacchiere, i fatti mostrano che Renzi e i suoi ministri ci stanno portando verso due sonore bocciature: quella dei mercati e quella della storia. Lottare contro il cambiamento climatico, autorizzando al contempo trivelle in mare e a terra e boicottando rinnovabili ed efficienza energetica, è come voler fermare una macchina spingendo sull’acceleratore.
In vista della COP21 del prossimo dicembre, Greenpeace chiede ai leader mondiali uno sforzo di ambizione e risolutezza per contrastare i cambiamenti climatici. Al vertice di Parigi occorre sottoscrivere un accordo vincolante che preveda un futuro 100 per cento rinnovabile per tutti entro il 2050, obiettivo assolutamente alla nostra portata, come dimostra anche il report “Energy Revolution 2015”, pubblicato questa settimana da Greenpeace. Al momento manca solo la volontà politica di molti tra coloro che sono chiamati a decidere. Come Renzi e il suo governo.

lunedì 24 agosto 2015

Sul palco con i Meganoidi contro le trivelle


Durante il concerto della band genovese dei Meganoidi, tenutosi a Monopoli lo scorso 21 agosto in Piazza Palmieri, siamo stati invitati sul palco dai musicisti, che hanno voluto così supportare pubblicamente la campagna contro le trivellazioni petrolifere nei nostri mari, cantando l'ultima canzone dietro uno striscione lungo 6 metri che recitava "Sole, Vento, Rivoluzione Energetica".
I governi di molti Paesi mediterranei, compresa l'Italia, continuano a perseguire politiche che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili, continuando a incentivare il petrolio e gli altri combustibili fossili: fonti inquinanti, costose e pericolose, in particolare per economie che poggiano sul turismo. Una vera contraddizione se si pensa che l’area del Mediterraneo è quella con il potenziale di energia solare più elevato.
In Italia 45 mila persone hanno già firmato la petizione “Solarnia, Solar Paradise” di Greenpeace, nella convinzione che il futuro dell’Europa, in particolare dei Paesi Mediterranei, sia nel sole e nel vento e non nel petrolio.

Link al sito Solarnia: http://solarnia.greenpeace.it

lunedì 27 luglio 2015

Solarnia: volontari e turisti mobilitati per un Mediterraneo 100% rinnovabile


Sabato 25 luglio i volontari di Greenpeace si sono mobilitati in decine di località in Italia, Croazia, Grecia e Spagna per chiedere, insieme a residenti e turisti, che il Mediterraneo diventi il paradiso del sole e delle rinnovabili, non del petrolio e delle trivelle.
In Italia i volontari di Greenpeace sono scesi in strada in 24 città per promuovere la campagna “Solarnia, Solar Paradise” e chiedere una rapida transizione verso un futuro 100 per cento rinnovabile. A Polignano a Mare la mobilitazione si è svolta sul ponte Lama Monachile, nella spiaggia sottostante e nei luoghi di maggior attrazione turistica. E ha coinvolto decine di turisti italiani e stranieri che, chiamati a scegliere la meta ideale delle loro vacanze, non hanno avuto dubbi nell’indicare Solarnia, l’isola del sole, a discapito di un mare di trivelle che proprio non piace a nessuno, tantomeno ai turisti.
Ciò nonostante, nel nostro Paese ci sono una ventina di piccole isole, veri gioielli del turismo nazionale come le Tremiti, Ustica e Capri, che producono la quasi totalità della propria energia con vecchi generatori diesel: un sistema inquinante e inefficiente che costa agli italiani decine di milioni di euro all’anno. La rivoluzione energetica potrebbe partire proprio da qui, trasformando Solarnia in realtà anche nel Belpaese. Come già accade sull’isola di El Hierro, alle Canarie, che ha raggiunto l’obiettivo 100% rinnovabili. O come accadrà nei prossimi anni alle Hawaii, che si sono impegnate a produrre tutta l’energia elettrica di cui hanno bisogno con fonti pulite.
I governi di molti Paesi mediterranei perseguono invece politiche che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili, continuando a incentivare il petrolio e gli altri combustibili fossili: fonti inquinanti, costose e pericolose, in particolare per economie che poggiano sul turismo. Una vera contraddizione se si pensa che l’area del Mediterraneo è quella con il potenziale di energia solare più elevato.
Italia, Spagna, Croazia e Grecia non hanno in comune solamente corruzione, recessione e disoccupazione, come vuole la vulgata, ma anche le soluzioni al problema energetico: il sole e il vento. È paradossale che questi Paesi, considerati dei paradisi turistici grazie alle loro “qualità ambientali”, ignorino le potenzialità energetiche dell’eolico e del solare continuando ad affidarsi a fonti fossili inquinanti e costose.
I cittadini italiani probabilmente non sanno che pagano di tasca propria oltre 60 milioni di euro ogni anno per finanziare l’energia prodotta con il petrolio delle isole minori, luoghi che potrebbero soddisfare interamente il proprio fabbisogno con le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Proprio in queste settimane il Ministero per lo Sviluppo Economico sta scrivendo un decreto per modificare il sistema di produzione e distribuzione dell’energia sulle isole minori italiane. Speriamo che venga chiaramente indicato che il futuro non è nel petrolio ma nelle rinnovabili, a cominciare da queste isole. In gioco non c’è solo l’ambiente ma anche il futuro dell’economia e del turismo.

In Italia oltre 23 mila persone hanno già firmato la petizione “Solarnia, Solar Paradise” di Greenpeace, nella convinzione che futuro dell’Europa, e in particolare dei Paesi Mediterranei, è nel sole e nel vento, non nel petrolio.

lunedì 6 luglio 2015

Greenpeace: tutti al mare sui pullman della "Renzi PetrolTour"

Sono partiti sabato 4 luglio, da 23 città di tutta Italia, i pullman turistici della “Renzi PetrolTour”. Destinazione: i mari del Belpaese, “petrolizzati” dal governo. Con il premier, uomo solo al volante, che invita gli italiani a salire a bordo per andare ad ammirare le nostre coste punteggiate di trivelle, ascoltare le esplosioni degli airgun, fotografare le piattaforme di estrazione al tramonto, farsi ammaliare dal luccichio delle chiazze di greggio a pelo d’acqua.
È questa la singolare forma di protesta che abbiamo messo in scena per contestare la deriva petrolifera promossa dal governo italiano, che sta spalancando i nostri mari ai petrolieri per attività di ricerca o di estrazione di idrocarburi. Abbiamo animato le piazze italiane con grandi sagome colorate a forma di pullman, brandizzate con il nome di un immaginifico tour operator: “Renzi PetrolTour”.
A Bari la nostra ironica protesta è andata in scena in via Sparano, nelle vie del centro e sul Lungomare. Ai passanti incuriositi abbiamo distribuito un volantino del tutto simile ad un depliant turistico, con cui Renzi in persona invita gli italiani a scoprire le “nuove meraviglie” del Mediterraneo disseminato di trivelle e trasformato in una sorta di Texas marino.
La mobilitazione di Greenpeace riprende la campagna online TrivAdvisor, in cui parodiando un famoso portale di viaggi si immagina il triste destino che potrebbe attendere i mari italiani nei prossimi anni: un’invasione di piattaforme e trivelle, con rischi elevatissimi per l’ambiente, il turismo, la pesca sostenibile. Su TrivAdvisor si possono leggere “recensioni” paradossali (datate a un ipotetico 2020) di alcune tra le località più famose e amate dei nostri litorali: un turismo al contrario, quello immaginato da Greenpeace, in cui si va al mare per ammirare sversamenti di petrolio, cetacei spiaggiati e trivelle in azione, per godersi paesaggi deturpati o per ascoltare le deflagrazioni degli airgun.
Il mare che conosciamo e amiamo, uno dei beni più preziosi per l’Italia, rischia di essere sfigurato per poche gocce di oro nero che giacciono sotto i suoi fondali: quantità marginali per i consumi del Paese ma occasione di profitto per una manciata di aziende. Un mare pieno di trivelle e piattaforme, condito magari da qualche sversamento di petrolio: è questo il futuro che Renzi e il suo esecutivo immaginano per il turismo italiano?.
Soltanto fra il 3 e il 12 giugno il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’airgun. Nove di questi riguardano i mari pugliesi, ma l’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio. Nelle settimane precedenti era stata la volta delle acque abruzzesi: grazie ai decreti già emanati, nei prossimi mesi, a pochissimi chilometri al largo della “Costa dei Trabocchi”, potrebbero essere realizzati un nuovo pozzo di ricerca e fino a dieci nuovi pozzi di estrazione. L’attacco al mare prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.


venerdì 19 giugno 2015

TrivAdvisor: un mare di trivelle

Ti piacerebbe vedere delle piattaforme petrolifere in alcuni dei paesaggi marini più belli d’Italia?
Ti andrebbe di scattare un selfie con dei gabbiani sporchi di petrolio, ma non sai come fare?
Da oggi è più semplice: il Governo Renzi infatti ha promosso una legge con cui autorizzare a perdita d’occhio - o per meglio dire, a macchia d’olio - nuove trivellazioni e nuove ricerche geosismiche per individuare il greggio sotto i nostri fondali. Airgun, pozzi di ricerca e produzione di idrocarburi lungo quasi tutte le coste italiane!
Ti sembra uno scherzo? Purtroppo non lo è, e stavolta abbiamo voluto comunicarlo in un modo inusuale: abbiamo ideato il sito “TrivAdvisor”, perché tutti possano conoscere il panorama che ci mette di fronte lo Sblocca Italia, quello delle trivellazioni offshore nei nostri mari, e mobilitarsi per chiedere un cambiamento!
La strategia energetica italiana, in modo inspiegabile e paradossale sia dal punto di vista ambientale che da quello energetico ed economico, ha infatti scelto lo sfruttamento degli idrocarburi dei nostri mari. Nuove concessioni sono già realtà sia nel Canale di Sicilia che nell'Adriatico e nello Ionio; altre sono già all'orizzonte.
È un’idea miope che porterà profitti solo nelle tasche dei petrolieri, scaricando tutti i rischi sulle comunità, sull'ambiente, sulla fauna ittica, senza nemmeno soddisfare il fabbisogno energetico del Paese! Le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali infatti equivalgono a meno di 2 mesi dei consumi nazionali, quelle di gas a circa 6 mesi. Le ricadute occupazionali e le entrate fiscali previste sono modestissime, mentre possiamo immaginare cosa accadrà a turismo e pesca sostenibile.
Con lo Sblocca Italia il Governo, semplificando gli iter autorizzativi ed esautorando le amministrazioni locali, ha scelto la sua strada, quella della petrolizzazione del mare. Ma si tratta di una via a senso unico: non si torna indietro. Nessuno può escludere un disastro ambientale...e in Italia, è bene ricordarlo, il rischio di uno sversamento grave non è neppure previsto nelle valutazioni di impatto ambientale!
È ora di cambiare registro, ma per essere più forti dei petrolieri serve anche la tua voce: unisciti a noi, firma per liberare il mare dalle trivelle! Visita subito il nostro TrivAdvisor

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lunedì 1 giugno 2015

Greenpeace suona la sveglia sul clima. #GetUpAnd


Alla vigilia del summit del G7 di Elmau, in Germania, migliaia di persone sono scese nelle strade e nelle piazze in più di 30 Paesi del mondo per dimostrare pacificamente a favore della salvaguardia del clima e contro le fonti fossili, chiedendo una rapida transizione verso un futuro energetico 100 per cento rinnovabile. In molte città del Pianeta, così come sui social media e su internet, la richiesta ai leader globali è univoca: servono politiche mirate per superare l’era delle fonti fossili e del nucleare, per preservare la biodiversità e la salute del Pianeta, per sostenere energie pulite come il solare e l’eolico.
Anche a Bari i volontari del gruppo locale sono scesi in strada per chiedere un futuro 100 per cento rinnovabile. Questo Global Day of Action è il primo di una serie di tre appuntamenti previsti da qui a fine anno, quando si terrà la Conferenza delle Parti di Parigi, che potrebbe segnare la storico traguardo di un nuovo accordo mondiale sui cambiamenti climatici.
Per questa mobilitazione Greenpeace ha adottato lo slogan #GetupAnd – un esplicito invito ad agire in prima persona – raccogliendo l’adesione di tutti coloro che, da una parte all'altra del globo, hanno coraggiosamente deciso di battersi contro le fonti fossili che distruggono il clima, inquinano l’aria che respiriamo, danneggiano gli ecosistemi.
Questa iniziativa segna la nascita di un movimento globale che in vista del vertice di Parigi si impegna a fare pressione su leader politici ed economici per chiedere un futuro 100 per cento rinnovabile. Con i nostri flash mob in 24 città italiane, da nord a sud della penisola, vogliamo suonare la sveglia al governo e all'opinione pubblica: dobbiamo agire ora, per garantire che l’appuntamento di Parigi sia utile, cioè capace di portare a un accordo globale vincolante sulla riduzione delle emissioni di gas serra e a una rapida transizione energetica verso le rinnovabili
D'altronde la linea adottata dal governo italiano è palesemente contraddittoria. A fronte di molti proclami e iniziative – come gli Stati Generali del Clima che si terranno a Roma il prossimo 22 giugno – l’indirizzo concreto è quello di cercare di sfruttare le misere riserve petrolifere del Paese, in mare e a terra, in barba a ogni impegno di riduzione delle emissioni.
Nel frattempo si continua a penalizzare la crescita delle energie pulite e a non fare nulla per superare in fretta l’uso del carbone. Domenica e lunedì prossimi le sette grandi potenze industriali del Pianeta terranno un summit in Germania. Queste nazioni sono oggi responsabili del 30 per cento della produzione di energia con il carbone, e del 60 per cento di quella con il nucleare. Sono inoltre i maggiori emettitori di CO2. Angela Merkel, attuale presidente del G7, ha dichiarato che i cambiamenti climatici sono uno degli argomenti chiave del summit.
Greenpeace ritiene che il G7 abbia la principale responsabilità, politica e morale, di garantire una transizione energetica rapida e radicale, per garantire che il clima non venga alterato definitivamente oltre le soglie di sicurezza indicate dalla scienza.
Il secondo e il terzo Global Day of Action verso Parigi si terranno rispettivamente il 26 settembre e il 29 novembre.

martedì 26 maggio 2015

Manifestazione NO Ombrina @Lanciano

Lo scorso 23 maggio il popolo abruzzese, cittadini proveniente da tante altre regioni e quasi 500 associazioni, per un totale di circa 60000 persone e quasi 4 km di corteo, hanno preso parte alla manifestazione No Ombrina che si è tenuta a Lanciano, in provincia di Chieti. Tra le associazioni che hanno aderito c’era anche Greenpeace Italia rappresentata dai volontari di vari gruppi locali tra cui quello di Bari. L’immenso e pacifico corteo ha manifestato contro il progetto Ombrina Mare. Cosa è Ombrina Mare? A circa 6 km dalla Costa dei Trabocchi (zona di San Vito), sul litorale abruzzese, dovrebbe sorgere la Piattaforma petrolifera Ombrina Mare, della Medoilgas Italia S.p.A., società del Gruppo Mediterranean Oil & Gas Plc.
Lunga 35 metri, larga 24 metri e alta 43 metri sul livello medio marino (equivalente a un palazzo di 10 piani!) sarà collegata a 4-6 pozzi di estrazione in mare. La piattaforma inoltre sarà connessa ad una grande nave, che dovrebbe avere la funzione di una vera e propria raffineria galleggiante ancorata a 10 km di distanza dalla costa. Tale nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima.
Una grande partecipazione, nonostante la pioggia battente
Perché è importante opporsi? Oltre all'inquinamento e al grande rischio collegato a questo tipo di attività, Ombrina rappresenta il tentativo di avviare un sistema di sfruttamento intensivo di risorse limitate. Nei nostri mari, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, sono presenti riserve di gas naturale e petrolio sufficienti a coprire il nostro fabbisogno rispettivamente per al massimo 13 e 2 mesi considerando i consumi attuali. Il futuro è un mix tra efficienza energetica e rinnovabili.
Per questo oltre 120mila persone hanno già sottoscritto la Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, per chiedere un futuro pulito e sicuro per l'uomo e per l'ambiente: http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci/



Al termine del corteo gli attivisti di Greenpeace hanno sro­to­lato dalla torre civica due­cen­te­sca in piazza Ple­bi­scito, sim­bolo di Lan­ciano, un enorme banner con il pre­mier Mat­teo Renzi
sor­ri­dente e col pol­lice in alto che pro­mette «Più tri­velle per tutti». Il mega stri­scione pro­se­gue con la scritta «Stop Fos­sil Go Renewa­ble».

lunedì 11 maggio 2015

Giornata dell'Arte a Putignano

Lo scorso 9 maggio i volontari baresi di Greenpeace hanno partecipato all'evento "Art in progress", ossia la Giornata dell'Arte e della Creatività studentesca.
Questo evento nasce nel 2011 da un'idea degli studenti del polo liceale I.I.S.S. Majorana-Laterza di Putignano. Negli anni sono stati coinvolti sempre più studenti ed associazioni culturali, raggiungendo quest'anno l'apice con la collaborazione ufficiale di I.I.S.S. Da Vinci di Noci, I.I.S.S. Agherbino di Putignano-Noci e diverse associazioni del territorio.
La giornata è iniziate alle 10:00 con varie esibizioni degli studenti delle scuole organizzatrici.
Nel pomeriggio a partire dalle 16 si è svolto il concorso musicale "ART IN PROGRESS" (https://www.facebook.com/events/677509549038626), mentre dalle 21:00 si sono esibiti in un live concert i gruppi "L'etica di Margaux" e "CECCO E CIPO".
Il tutto contornato da una mostra d'arte curata dagli studenti delle scuole e dall'associazione putignanese "L'isola che non c'è", oltre a mercatini ed esposizioni di artigianato locale. Per l'intera durata della manifestazione, vi è stata un'apertura straordinaria della bellissima Grotta del Trullo con visite guidate per tutti i visitatori.


sabato 2 maggio 2015

Premio Maggio 2015

Anche quest'anno i volontari baresi di Greenpeace sono stati presenti giovedì 30 aprile durante la giornata di chiusura della quarta edizione del Premio Maggio, che ha visto la partecipazione di tante altre associazioni territoriali nei vari gazebo presenti nell'Arena della Pace a Bari.
Moltissimi visitatori hanno affollato da prima gli stand e poi in serata hanno potuto assistere ai vari concerti live nella zona centrale dell'arena.
Durante l'evento si sono tenute anche performance musicali tra gli stand, giochi e attività ludiche per i più piccoli.
Una bella giornata di aggregazione, musica ed informazione sulle varie tematiche delle associazioni presenti, che ci ha permesso di informare i visitatori delle nostre campagne attive e far firmare le nostre petizioni principali.
Puoi farlo anche online visitando www.greenpeace.it

sabato 18 aprile 2015

Stop TTIP anche a Bari


Cittadini e movimenti della società civile sono scesi oggi nelle piazze di oltre 300 città in Italia e in tutto il mondo, per chiedere di fermare i trattati di libero scambio con uno slogan comune: “Le persone e il pianeta prima dei profitti”.
Greenpeace partecipa a questa mobilitazione STOP TTIP con 16 gruppi locali impegnati in flash mob e banchetti informativi in 14 città italiane. Anche a Bari il Gruppo Locale ha partecipato all’evento che si è tenuto insieme a tante altre associazioni in piazza San Ferdinando, con la distribuzione di materiale informativo per far conoscere alle persone presenti tutti i pericoli legati a questo trattato.
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), che gli Stati Uniti stanno discutendo in sostanziale segreto con l’Unione Europea, è un accordo che prevede l’abbattimento di tutte le barriere non tariffarie al commercio, vale a dire le normative e i regolamenti a protezione di beni comuni e servizi pubblici. L’approvazione del TTIP costituirebbe l’architrave di un cambio di sistema economico con forti rischi per la sostenibilità sociale e ambientale, già in pericolosa deriva. Per questo oltre 200 organizzazioni nazionali hanno aderito alla Campagna Stop TTIP Italia.
Greenpeace propone di scrivere ai parlamentari europei per chiedere loro di bloccare subito il TTIP: http://stop-ttip.greenpeace.it
L’intenzione di Stati Uniti e UE è di convergere su una bozza di accordo entro quest’anno, ma la forza dell’opposizione sociale e la richiesta di maggiore trasparenza stanno già rallentando il processo. Una parte del Parlamento Europeo si è detta contraria a un’armonizzazione delle normative comunitarie con quelle degli Stati Uniti, perché i pericoli sono troppo elevati e il processo rischia di essere irreversibile.
“Nel momento in cui si inaugura un’esposizione universale che dovrebbe avere al centro il tema dell’alimentazione e della sicurezza alimentare, discutere dell’adozione del TTIP è un controsenso. Inutile celebrare la qualità del “made in Italy” se poi rischiamo di aprire le porte ai prodotti dell'agricoltura industriale americana e di mettere in ginocchio agricoltura sostenibile e piccoli coltivatori in Italia e in tutta l’Europa” (Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia).
Sono a rischio anche le norme europee sugli OGM, sull'uso di pesticidi e sull'etichettatura dei prodotti alimentari. Si rischia una vera e propria marcia indietro.
Preoccupazione anche sul fronte energetico: gli standard previsti dalla normativa europea nel settore energetico sono di intralcio al libero mercato. Ad esempio, potrebbero essere abbattuti i limiti sulle tecniche di fracking e facilitata l'importazione in Europa di petrolio da sabbie bituminose. Negli Stati Uniti il principio di precauzione non vale, le sostanze chimiche sono considerate sicure fino a prova contraria, esattamente l'opposto di quanto accade in Europa. I nostri standard potrebbero essere fortemente indeboliti. 

Leggi “Cosa si rischia con il TTIP?”: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/TTIP/Cosa_si_rischia_con_il_TTIP.pdf

lunedì 13 aprile 2015

#TheCrossing

I sei attivisti che hanno scalato la piattaforma petrolifera in uso alla Shell durante la navigazione nel Pacifico, e ci hanno vissuto accampati per quasi una settimana, l'hanno abbandonata a causa di avverse condizioni meteorologiche per fare ritorno sulla nave di Greenpeace “Esperanza”, che ha seguito il viaggio della piattaforma fin dalla Malesia.
Con la loro permanenza sulla piattaforma Polar Pioneer hanno acceso una luce sui piani della Shell di iniziare a trivellare nell'Artico, in Alaska, in meno di 100 giorni.
Mercoledì Shell aveva richiesto a una Corte federale dell'Alaska di emettere un ordine di rimozione dei sei attivisti dalla piattaforma. Dal momento che ci troviamo in acque internazionali però gli Stati Uniti non hanno giurisdizione. Venerdì un giudice federale ha detto che si sarebbe preso uno o due giorni per decidere e l'ordine è arrivato solo ora quando gli attivisti hanno già abbandonato la piattaforma.

“In questi giorni si è rafforzato attorno alla nostra azione un movimento globale. Sono sceso dalla piattaforma e ora tornerò a unirmi a milioni di persone di tutto il mondo, ai volontari a Seattle e a tutti gli americani che credono di meritare forme più sicure e pulite di energia” afferma Aliyah Field, statunitense, uno dei sei attivisti che hanno scalato la piattaforma.
Zoe Buckley Lennox, attivista australiana, scendendo dalla piattaforma ha twittato: “Sei giorni fa eravamo solo noi sei. Ora in milioni sono con noi. Shell ha provato a metterci a tacere ma ha contribuito solo a far sentire il nostro messaggio più forte. #TheCrossing.” La Polar Pioneer, che viene trasportata da una nave cargo lunga 217 metri chiamata Blue Marlin, è una delle due piattaforme petrolifere che la Shell sta mandando nell'Artico quest'anno.
La seconda, Noble Discoverer, è una delle più vecchie al mondo. A dicembre 2014, Noble Drilling, uno delle maggiori società in subappalto di Shell, proprietaria della Noble Discoverer, ha ammesso la responsabilità di otto diversi reati in relazione ai tentativi di Shell di trivellare nell'Oceano Artico nel 2012.
Entrambe le piattaforme stanno attraversando il Pacifico e faranno tappa a Seattle prima di recarsi nel mare di Chukchi. Shell vuole usare il porto di Seattle come base per la flotta artica della compagnia, ma nella città americana vi è un'opposizione crescente alle trivellazioni.

Segui tutte le novità e gli sviluppi su: https://www.savethearctic.org/it/live/

mercoledì 18 marzo 2015

Meeting del volontariato 2015


Oltre 8mila visitatori, tra cui tanti studenti, per l’ottava edizione del Meeting del Volontariato che si è svolto presso la Fiera del Levante di Bari il 14 e 15 marzo scorso, che ha visto tra le tantissime associazioni presenti, anche i volontari del gruppo locale di Bari di Greenpeace.
Gli organizzatori del Meeting, il Centro di Servizio al Volontariato 'San Nicola' in collaborazione con le 100 associazioni partecipanti hanno, ancora una volta, sperimentato il successo di questa manifestazione a dimostrazione che l’impegno gratuito fa notizia, arriva al cuore della gente che non vuole essere semplice spettatrice della realtà, ma protagonista fattiva.
Il tema del Meeting 'Amanti della realtà. La periferia al centro' ha suscitato l’interesse dei visitatori e delle autorità partecipanti, perché, come è stato testimoniato dalla presidente del Csv 'San Nicola', Rosa Franco, “rimettere la periferia al centro passa attraverso gesti semplici e quotidiani. Non è uno sforzo, ma è un’educazione, una posizione umana.
Grande successo hanno riscosso gli eventi culturali, con le due mostre 'Azzardo: non chiamiamolo gioco' della Fondazione Exodus onlus  e 'Generare bellezza. Nuovi inizi alle periferie del mondo', della Fondazione Avsi.
Sabato sera si è esibito il Coro Alecrim in concerto, diretto da Elio Sciacovelli, che con i diversi generi musicali ha creato un’atmosfera calda e coinvolgente. Il Meeting del Volontariato si è concluso con un momento singolare, divertente e commovente. 'Associazioni allo sbaraglio'. I volontari di nove associazioni si sono messi in gioco: canti, siparietti, danza e pittura sono state le forme attraverso le quali si sono esibiti divertendosi, divertendoci per guadagnarsi i primi tre posti vincitori della gara.

martedì 17 marzo 2015

Incontro con gruppo scout

Il 12 marzo il gruppo locale di Bari è stato ospite del gruppo scout Agesci (18-20 anni) di Acquaviva delle Fonti. Tema dell’incontro: le principali fonti energetiche utilizzate in Italia e possibili soluzioni per ridurre le emissioni di CO2.
Come sempre abbiamo prima introdotto la nostra associazione spiegando chi siamo e cosa facciamo: alcuni di loro ci conoscevano ed erano molto preparati sui temi affrontati da Greenpeace. Dopo aver parlato delle cause e degli effetti del riscaldamento globale, si è focalizzata l'attenzione sulla situazione energetica italiana.
Abbiamo parlato di produzione di energia elettrica, mettendo in luce l’importanza delle energie rinnovabili (nel 2013, in Italia, il 43% dell’energia elettrica è stata prodotta grazie principalmente all'idroelettrico, solare ed eolico).
Il tema delle trivellazioni petrolifere ha creato un dibattito quando abbiamo mostrato che tutto il petrolio potenzialmente estraibile in Italia può assicurare alla nazione un’indipendenza dall'importazione di petrolio di soli tre anni, stando agli attuali consumi. A tal proposito abbiamo parlato di mobilità sostenibile. Le statistiche sulla mobilità dei giovani sono state un’occasione di confronto con tutti i presenti.
L’incontro è durato quasi due ore, ma l’entusiasmo e l’interesse dei presenti hanno reso questo tempo sin troppo breve.
Molto spesso la gente chiede a noi volontari di Greenpeace “dove trovate l’entusiasmo per sensibilizzare la gente?”: vedere brillare gli occhi degli interlocutori interessati non ha prezzo. E il 12 marzo il luccichio degli occhi dei ragazzi ha reso il nostro cuore più luminoso che mai.

venerdì 6 marzo 2015

il Movimento Decrescita Felice incontra Greenpeace

Il pomeriggio del 5 Marzo i volontari baresi di Greenpeace hanno partecipato ad un evento organizzato dal Movimento Decrescita Felice (MDF) di Bari presso la Libreria Campus.
L'incontro, moderato da Patty L'Abbate, ha avuto inizio con l'intervento di Antonio Aprile sul tema "Il progresso secondo Pier Paolo Pasolini”, definito dallo stesso Aprile come uno dei precursori della Decrescita Felice.
E difatti Pasolini scriveva sul Corriere della Sera del 1 febbraio 1975: "Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta)."
Un pensiero che anticipava di molti anni movimenti e pensieri ecologisti, che solo successivamente si sono diffusi nella nostra nazione.

E' stata poi la volta del coordinatore del gruppo locale che, dopo aver presentato Greenpeace, ha interagito con il pubblico presente in libreria. Le principali tematiche affrontate nel dibattito hanno riguardato la situazione energetica italiana e mondiale. In particolare si è discusso sull'attuale Strategia Energetica Nazionale che mira ad utilizzare tutte le riserve petrolifere presenti nel territorio nazionale. Greenpeace, impegnata attivamente con la campagna “Non è un Paese per fossili”, ha lanciato una petizione online (http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci) per chiedere ai cittadini italiani di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili.
Si è parlato anche del calo del prezzo del petrolio che ha avuto effetti sulle trivellazioni nell'Artico e sulle tecniche di estrazione di gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto (fracking), rendendo tali pratiche economicamente sconvenienti. Ma Greenpeace chiede una soluzione definitiva e con la campagna Save The Arctic, chiede ai leader mondiali di creare un Santuario globale protetto nell'area disabitata attorno al Polo Nord, e di istituire il divieto di trivellazioni petrolifere e di pesca distruttiva nelle delicate acque dell'Artico.
Ma non sono solo la tecnologia e la politica a dover cambiare - e neppure solo l’energia. Il comportamento individuale, lo stile di vita e la cultura hanno una notevole influenza sul consumo di energia e sulla quantità di emissioni, con un potenziale di riduzione elevato in alcuni settori. Cambiamenti nei modelli di consumo, nelle diete (con la riduzione degli sprechi alimentari) possono diminuire notevolmente le emissioni di CO2.
Come sottolineato da Antonio Aprile, Pasolini nel 1975 poneva l’attenzione sulla scomparsa delle lucciole a causa dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Oggi lo stesso pericolo riguarda le api. Greenpeace con la campagna Salviamo Le Api chiede di salvaguardare gli insetti impollinatori con la messa al bando degli insetticidi che ne rappresentano una grave minaccia. Difatti queste sostanze chimiche, progettate appunto per uccidere gli insetti, sono utilizzate specialmente nelle aree agricole, dove le api e gli altri insetti impollinatori vivono e svolgono il loro prezioso lavoro di impollinazione.

Un incontro intenso, ricco di argomenti e spunti interessanti per tutti i presenti, con la speranza di aver avviato un ragionamento e delle riflessioni utili per migliorare l'atteggiamento di tutti, anche nei piccoli gesti della vita quotidiana.

mercoledì 11 febbraio 2015

Trivelle in Adriatico? No, grazie!

Abbiamo chiesto al Governo di intervenire sui piani della Croazia: è un nostro diritto!
Le trivelle offshore in Adriatico non ci piacciono affatto, per questo abbiamo scritto al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – e per competenza anche ai ministri Galletti e Guidi – sollecitando il Governo a chiedere alla Croazia di essere consultato e incluso nella Valutazione Ambientale Strategica in corso sui piani di sfruttamento di gas e petrolio nell'Adriatico.
In che modo? E' presto detto: il nostro Paese potrebbe infatti avvalersi dei meccanismi
previsti dalla Convenzione di Espoo dell'UN/ECE sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero... in altre parole, esigere dalla Croazia un diritto di consultazione.
Il governo di Zagabria ha infatti deciso di avviare un piano di sfruttamento dei fondali, suddividendo ben il 90% della superficie marina adriatica croata in 29 "blocchi".
Le prime procedure per l'assegnazione dei diritti di ricerca in questa area sono già state espletate – nonostante la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) non si sia ancora conclusa – e sono già state assegnate 10 concessioni a cinque compagnie, tra cui l'ENI.
Il piano del governo di Zagabria, che vorrebbe trivellare praticamente la totalità del suo mare, è lacunoso dal punto di vista ambientale e potenzialmente disastroso per uno spazio chiuso come l'Adriatico.
Vogliamo davvero assistere alla creazione di un Texas a poche miglia dalle nostre coste?
Noi abbiamo tutt'altra idea di futuro per il nostro mare e per le nostre comunità costiere, e, soprattutto, abbiamo il diritto (e il dovere) di farci sentire.

Aiutaci anche tu: FIRMA SUBITO per dire no alle trivelle!

martedì 20 gennaio 2015

In fuga dalle trivellazioni offshore

Il 2015 inizia con due buone notizie provenienti da luoghi molto lontani tra loro, ma accomunati da un grande rischio per l'ecosistema, le trivellazioni petrolifere offshore.
E' notizia della scorsa settimana che le compagnie petrolifere Statoil, GDF Suez e Dong hanno deciso di abbandonare le trivellazioni nella Groenlandia occidentale! Né dà notizia un autorevole quotidiano danese. Non è una decisione isolata: sono sempre più le compagnie che fanno marcia indietro per i costi e i rischi che comporta trivellare nell'Artico! La stessa decisione era stata presa in passato da aziende come Maersk Oil, Scottish Cairn Energy e Chevron.
Se l'offshore in Groenlandia occidentale pone dei rischi, le concessioni nel settore orientale sono ancora più pericolose per le condizioni ambientali estreme. Cosa aspetta ENI, che detiene licenze per esplorazioni petrolifere proprio nella Groenlandia orientale, ad abbandonare le ricerche?

Un'altra importante notizia arriva dal fronte spagnolo, dove Repsol abbandona le trivellazioni al largo delle Canarie, ponendo così fine ad un progetto da 7,5 miliardi di dollari, con cui l’azienda – sostenuta dal governo spagnolo – contava di poter arrivare a una produzione di circa centomila barili di petrolio al giorno. Ma i giacimenti rilevati sono insufficienti per quantità e qualità ad avviare la fase di estrazione vera e propria. Ricordiamo che la piattaforma Rowan Renaissance - che ha perforato su un fondale posto a 882 metri di profondità, e da lì ha esplorato formazioni geologiche per ulteriori 2211 metri - era stata teatro, lo scorso novembre, di un'azione pacifica contro le trivelle in cui era stata gravemente ferita un'attivista italiana, a seguito degli speronamenti della Marina militare spagnola.
Le attività esplorative della trivella della Repsol non sono dunque servite a nulla, se non a infliggere danni gratuiti al prezioso ecosistema marino delle Canarie, peraltro ignorando la volontà delle comunità locali. Ora chiediamo che il Governo spagnolo e l'azienda verifichino gli impatti delle attività sin qui realizzate. L'inquinamento acustico prodotto con le tecniche di prospezione geosismica durante le fasi di ricerca degli idrocarburi può infatti causare danni alla fauna: e alle Canarie vivono 30 specie diverse di cetacei, 28 delle quali sono state ripetutamente avvistate nell'area della piattaforma! Quelle stesse attività possono anche causare inquinamento chimico e contemplano lo sversamento a mare dei fanghi estratti.
La fuga di Repsol servirà a far capire la lezione al governo italiano, ancora convinto che sfruttare risorse fossili esigue e di pessima qualità, in spregio alla volontà delle comunità impattate, sia la soluzione dei nostri problemi energetici? Noi siamo pronti ad opporci a questi piani scellerati anche nei mari italiani, come abbiamo già fatto nelle acque spagnole.

Puoi aiutarci anche tu: schierati subito contro le trivelle! #NonFossilizziamoci 
Qui tutti i dettagli:  
http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci/