Greenpeace Italia

Gli appuntamenti di Greenpeace GL Bari

venerdì 28 ottobre 2016

Creato in Antartide il Santuario Oceanico più grande del mondo!

È stato ufficializzato oggi il più grande parco marino mai creato al mondo: quello nel mare di Ross, nell'Oceano Antartico. È una vittoria enorme per balene, pinguini e merluzzi antartici che vivono laggiù e per milioni di persone che stanno dalla parte degli oceani. Per anni abbiamo fatto campagna per la protezione del Mare di Ross presso la Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell’Antartide (CCAMLR).
Per anni Greenpeace, l’Antarctic Ocean Alliance e milioni di persone nel mondo hanno chiesto ai governi di fare la cosa giusta, pensando che prima o poi questa richiesta sarebbe stata finalmente accolta. Anno dopo anno, c’era sempre qualcosa che non andava. Ma quest’anno tutti i membri della CCAMLR hanno concordato che è giunto il momento di rendere il Mare di Ross un’area protetta.
Il Santuario del Mare di Ross diventa così la più grande riserva protetta del mondo, con una superficie di 1.550.000 km2 (un’area grossomodo grande tre volte il Texas, 2 volte la Spagna, o come la Mongolia), di cui saranno totalmente protetti all'incirca tre quarti.
Noto come “l’ultimo Oceano”, il Mare di Ross è stato riconosciuto dagli scienziati come l’ultima porzione di oceano incontaminata. È fantastico che quest’area abbia trovato finalmente una protezione adeguata. Per raggiungere l’intesa è stata firmata una clausola che stabilisce una durata dell’accordo per 35 anni, dunque i membri della CCAMLR dovranno tornare a pronunciarsi su quest’area in futuro.
La protezione marina, per essere davvero efficace, ha bisogno di tempi lunghi, e questi anni saranno fondamentali per assicurarci che al rinnovo dell’accordo non ci siano resistenze nel rendere quest’accordo permanente, una volta per tutte. Abbiamo fiducia che nel 2051 si tratterà di una decisione semplice!
Quest’anno è stato incredibile per la protezione degli oceani. 
La vittoria del Mare di Ross arriva subito dopo la decisione di Obama di espandere Il Monumento Nazionale Marino di Papahanaumokuakea, che era stato - almeno finora - l’area marina protetta più grande del globo. Pochi giorni prima Obama aveva già fatto qualcosa di eccezionale riconoscendo il primo Monumento Marino Nazionale dell’Atlantico, per proteggere canyon e montagne sottomarine!
Anche altre nazioni hanno fatto passi avanti - come ad esempio il Cile che ha creato un’area marina protetta intorno all'isola di Pasqua, o il Regno Unito che si è impegnato a creare delle cinture di protezione “Blue belts” intorno i suoi territori d’oltremare.
Per quanto possano essere grandi questi Santuari, gli Oceani sono comunque vasti. Nonostante l’impegno dell’Unione Mondiale per la Conservazione e la Natura, che quest’estate ha deciso che bisogna proteggere il 30% dei nostri oceani entro il 2030, la strada per raggiungere questo obiettivo è lunga. Greenpeace si batte per un traguardo ancor più ambizioso: che il 40% dei nostri oceani diventino Santuari completamente protetti.
La scienza è chiara: i santuari marini sono essenziali per proteggere la biodiversità, rigenerare le popolazioni ittiche, e aumentare la resilienza degli oceani ai cambiamenti climatici. Battaglie lunghe come quella che oggi ha portato alla vittoria del Mare di Ross non hanno bisogno solo di buone basi scientifiche, ma di milioni di persone che si fanno sentire per difendere i mari e gli oceani. Senza le vostre voci, anche la migliore motivazione scientifica si sarebbe rivelata troppo debole per rompere gli interessi miopi e a breve termine delle lobby della pesca commerciale.
Sembra che le cose stiano cambiando per la protezione del mare, ma come dimostrano queste battaglie, mettere d’accordo gli Stati per la protezione di aree marine condivise è una sfida molto grande. Ecco perché per proteggere gli oceani in altura (cioè al di la delle acque territoriali o delle zone economiche esclusive) bisogna lavorare molto: in queste acque internazionali non ci sono norme di protezione. Ma ci stiamo arrivando!
Lavoreremo senza sosta affinché le Nazioni Unite, presso cui si è avviato un negoziato specifico, riconoscano la possibilità di creare Santuari nelle acque internazionali.
Grazie di aver fatto parte di questa grande vittoria! Insieme, possiamo assicurare un futuro sano ai mari e agli oceani del Pianeta. Rendiamo questi anni quelli della protezione degli Oceani!

venerdì 14 ottobre 2016

Sulla stessa barca

Il mio sogno che si avvera, una profezia che si avvera, persone di ogni colore, cultura e fede che, attraverso le loro azioni, cercano di rendere la Terra un posto migliore. "I Guerrieri dell’Arcobaleno".

A bordo ho trovato persone provenienti da vari paesi, Canada, Romania, Turchia, Olanda, anche Isole Fiji, siamo tutti sulla stessa barca. E ci sono anche io adesso. Io che non parlo una parola di inglese, mi sono sentito comunque da subito accolto in famiglia.

la Rainbow Warrior vista dall'alto
Ecco cosa è per me Greenpeace. Miei fratelli, pura emozione, quella stessa emozione che mi ha fatto piangere la mattina in cui ho lasciato la nave e li ho salutati, stretti in un forte abbraccio. Sì, ho pianto, mi sono emozionato, quel poco tempo passato insieme a loro mi ha riempito il cuore di tanta passione. Quella passione che purtroppo a volte si perde a causa degli impegni e delle distrazioni quotidiane, che ti allontanano dalla semplicità di cui siamo fatti realmente. Amo questi ragazzi, accanto a loro in questi giorni ho percepito l'entusiasmo, la voglia e la consapevolezza di voler cambiare le cose. Possiamo farlo.

Ma ho anche percepito la loro nostalgia ed il sacrificio di essere lontani dalla propria famiglia. Abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi. Adesso più che mai continuerò a sostenere Greenpeace, perché non sia reso vano il loro sacrificio.

Con affetto.


Mario, volontario (e fotografo) da 6 anni nel gruppo locale di Bari di Greenpeace, a bordo della Rainbow Warrior III.



Per approfondimenti sulla campagna #AccendiamoIlSole, puoi visitare il sito: www.accendiamoilsole.it




giovedì 13 ottobre 2016

A bordo della Rainbow Warrior

Non vi parlerò di questa esperienza raccontando cosa è successo o quali sono stati i miei compiti. Per quello bastano poche parole.
Voglio parlare delle persone.
Ho conosciuto tutti, o meglio, tutti, chi più chi meno, si sono fatti conoscere. Perché non deve essere facile lasciare entrare chiunque nella propria casa, nella propria quotidianità. Devi bussare, devi chiedere il permesso. Non un permesso cartaceo, non verbale. Un permesso emotivo. Quando ti viene concesso, lo capisci. Ognuno ha i suoi equilibri, i suoi modi di fare, la sua storia. E in una convivenza, per quanto breve possa essere, tutto viene allo scoperto. E' come leggere quindici libri tutti insieme, di quindici autori diversi. Non puoi che uscirne arricchito, ispirato, motivato a continuare a scrivere il tuo proprio libro.

Dell'ingranaggio.
Ognuno è un pezzo fondamentale per farlo funzionare. Non c'è una persona più necessaria di un'altra, non c'è un ordine gerarchico, non c'è una piramide. C'è un cerchio, senza inizio e senza fine, continuo. Ognuno compie il proprio lavoro da quando sorge il sole a quando tramonta, alcuni continuano anche durante la notte. C'è sempre un paio di occhi in allerta. L'ingranaggio non si ferma mai.


Della nave.
E' un micromondo a sé stante che cerca di essere il più coerente possibile con le idee delle persone e dell'ingranaggio che lo compongono. Una casa per chi ci vive e a
nche per chi, come me, ci è stato solo di passaggio. Ci ho vissuto intensamente, per cinque giorni, totalmente fuori dal resto. Il mare e il cielo intorno non sono quelli che siamo abituati a vedere. E' totalmente diversa la percezione che si ha di essi. Immensi.


Del viaggio.
Da Monopoli a Catania, le giornate sono passate senza rendermene conto. L'intensità del vento, l'oscurità della notte, l'inclinazione della nave, i profumi della cucina, la continuità del lavoro, il tremolio delle stelle, il movimento del mare, la voglia di conoscere, il diverso linguaggio, i medesimi ideali. Sono solo alcune delle cose che mi hanno accompagnato giorno per giorno e che hanno scavato nella mia memoria un posto indelebile per questa breve storia, e nella mia mente la certezza che sia stata solo la prima di una lunga serie di altre da raccontare.

Sara, volontaria di Greenpeace Gruppo Locale di Bari, a bordo della Rainbow Warrior III


Per approfondimenti sulla campagna #AccendiamoIlSole,puoi visitare il sito: www.accendiamoilsole.it


venerdì 7 ottobre 2016

Parte da Bari il tour della Rainbow Warrior

Si chiama “Accendiamo il sole” il tour della Rainbow Warrior per informare i cittadini delle potenzialità delle energie rinnovabili e chiedere al governo un impegno concreto per salvare il clima. 
Con una conferenza stampa a Bari, il 4 ottobre è iniziato il tour italiano della nave ammiraglia di Greenpeace, che è stata aperta al pubblico nel porto piccolo di Monopoli (Bari) nelle giornate del 4 e 5 ottobre, durante i quali circa mille persone, compresi tantissimi bimbi delle scuole di Monopoli, hanno visitato la nave accompagnati dai volontari dei gruppo locali di Bari, Lecce e San Ferdinando di Puglia.

Uno dei gruppi di bimbi saliti per visitare la nave
La nave è poi ripartita alla volta di Catania, dove sarà aperta alle visite sabato 8 (dalle 11:30 alle 20) e domenica 9 (dalle 10:30 alle 18).
Il 15-16 ottobre, invece, sarà a Lampedusa per consegnare i pannelli solari acquistati grazie al crowdfunding “Accendiamo il sole”, con il quale in soli 15 giorni sono stati raccolti i 30 mila euro necessari per regalare all'isola di Lampedusa un impianto fotovoltaico da 40 kilowatt. Un’iniziativa promossa nell'ambito dei festeggiamenti per il trentesimo compleanno di Greenpeace Italia, nata a Roma nel luglio 1986.
L’impianto che verrà finanziato tramite il crowdfunding è completamente autorizzato da oltre un anno, ma è bloccato a causa di lungaggini burocratiche nei processi autorizzativi che non hanno permesso l’accesso ai fondi di finanziamento. Greenpeace, grazie all'aiuto di quasi mille donatori, sbloccherà questa situazione. Un piccolo passo verso un futuro rinnovabile.
La metà della popolazione dell’Unione europea, circa 264 milioni di persone, potrebbe produrre la propria elettricità autonomamente e da fonti rinnovabili entro il 2050, soddisfacendo così il 45 per cento della domanda comunitaria di energia. È quanto dimostra il report scientifico “The Potential for Energy Citizens in the European Union”, redatto dall'istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu e presentato la settimana scorsa.
Il potenziale dell’autoconsumo e della generazione distribuita in Italia è alto, e questo studio lo dimostra. Purtroppo il governo, con provvedimenti specifici come la riforma della tariffa elettrica, sta mettendo in ginocchio il settore delle energie rinnovabili, e in particolare quello dei piccoli produttori domestici. Matteo Renzi ha dichiarato che entro fine mandato il 50 per cento dell’elettricità nazionale sarà prodotta da fonti rinnovabili.
La Rainbow Warrior nel porto di Monopoli

Con questo tour vogliamo ricordargli che non deve rimanere solo un annuncio, bisogna incentivare tutti i cittadini a produrre la propria energia. In Italia gli energy citizens potrebbero produrre il 34 per cento dell’elettricità entro il 2050, grazie al contributo di oltre 26 milioni di persone. In particolare il 37 per cento di tale produzione potrebbe arrivare da impianti domestici, e la stessa percentuale da cooperative energetiche, il 25 per cento sarebbe il contributo delle piccole e medie imprese, mentre appena l’1 per cento proverrebbe da enti pubblici.
Maggiori dettagli su www.accendiamoilsole.it

Gallery foto Open Boat a Monopoli

lunedì 3 ottobre 2016

Il pesce sta finendo!


Sabato 1 ottobre in 18 città italiane i volontari di Greenpeace hanno animato dei flash mob per sensibilizzare i cittadini sul consumo di prodotti ittici pescati con metodi sostenibili. A Bari alcuni volontari del gruppo locale hanno allestito la simulazione di una bancarella in cui si vendevano lische anziché pesci, per sollevare l’attenzione sul declino delle risorse ittiche e invitare all'acquisto responsabile. Il Mediterraneo versa infatti in uno stato drammatico, con oltre il 90 per cento delle specie ittiche commerciali pescate eccessivamente. Per invertire la rotta è necessario dare maggior valore a una risorsa preziosa come il pesce, ridurne il consumo ed essere più attenti e responsabili quando si va a fare la spesa. Secondo un sondaggio sul consumo di prodotti ittici commissionato da Greenpeace, in Italia ben il 77 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere disposto a pagare di più il pesce pur di avere garanzie sulla sua sostenibilità e il 91 per cento è pronto a modificare le proprie abitudini alimentari per ridurre lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e tutelare il mare.
Se adeguatamente informati e sensibilizzati sull'importanza di acquistare pesce in modo responsabile, i consumatori possono spostare il mercato verso forme più sostenibili di consumo. È ora che i rivenditori, dalla grande distribuzione alle piccole pescherie di quartiere, soddisfino le richieste dei consumatori e promuovano, come fanno per tanti altri prodotti alimentari e non, le filiere sostenibili anche per il pesce, valorizzando la pesca artigianale e sensibilizzando i consumatori.

Per dare ai consumatori un utile strumento per una scelta responsabile, Greenpeace ha lanciato il sito http://fishfinder.greenpeace.it  su cui è possibile trovare consigli e suggerimenti sui metodi di pesca sostenibile, sulla stagionalità delle specie, sulle informazioni che devono essere riportate per legge sulle etichette dei punti vendita. È possibile inoltre recensire rivenditori, pescherie, supermercati proprio secondo il criterio della trasparenza e della completezza delle informazioni in etichetta.