Greenpeace Italia

Gli appuntamenti di Greenpeace GL Bari

lunedì 16 dicembre 2019

30 anni di Greenpeace a Bari

Il 2019 é un anno importante per i Volontari del Gruppo Locale di Bari di Greenpeace. Sono passati 30 anni da quel lontano 1989, in cui iniziò l'attività sul territorio come Gruppo di Contatto della allora giovanissima Greenpeace Italia, nata solo 3 anni prima.
In questi 30 anni il Gruppo Locale è stato impegnato in attività di vario tipo, legate a tutte le campagne di Greenpeace: dai referendum (per fermare il ritorno del nucleare nel 2011, al più recente inerente le trivellazioni in mare), alla campagna per la liberazione degli Arctic30 in Russia, senza dimenticare le tantissime attività per contrastare le varie tipologie di inquinamento, per la difesa di clima, foreste, oceani e per una agricolture più sostenibile.
Il tutto integrato con svariate iniziative come la recente creazione del circuito di locali PlasticaZero, proiezioni, dibattiti e attività di informazione e sensibilizzazione anche nelle scuole di vario ordine e grado.
Nei giorni precedenti si svolte varie iniziative, comprese alcune proiezioni e dibattiti presso l'Università degli Studi di Bari, durante le quali hanno partecipato tantissimi studenti sia di dipartimenti umanistici per la proiezione di Black Ice, che scientifici con la proiezione e dibattito di More then honey, che ha visto la presenza anche di un apicultore locale.
Infine, lo scorso giovedì 12 dicembre, il compleanno si è celebrato con una serata totalmente plastic free, organizzata dai volontari baresi di Greenpeace presso il Bilabì, un locale con annessa birreria artigianale, insieme a tantissimi amici, simpatizzanti, volontari del passato e cittadini.
La serata si è completata con l'esibizione dei Rekkiabilly, gruppo che nasce dalla passione per artisti come Louis Prima, Duke Ellington, Cab Calloway, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis. Oltre ai celebri miti americani, il gruppo barese sembra cogliere ispirazione anche dall'italiano Fred Buscaglione.
Come il cantautore torinese, infatti, anche i Rekkiabilly accompagnano la loro musica con liriche sagaci e sornione. Il rock'n roll della band è una miscela esplosiva, mai prevedibile, sempre coinvolgente e per l'occasione il gruppo, guidato da Dario Mattoni, ha suonato per la prima volta in pubblico il loro inedito dal titolo
"Il mare cambierà".



giovedì 5 dicembre 2019

Make Something Week 2019

Presso il Tazebike a Bari, si è svolto lo scorso 3 dicembre la terza edizione della “Make Something Week”, il maker festival internazionale di Greenpeace che, tra Novembre e Dicembre 2019, intende rivoluzionare le abitudini dei consumatori per promuovere la sostenibilità e ridurre gli impatti ambientali creando modelli di consumo alternativi a quelli che attualmente stanno distruggendo il Pianeta.
Il format MSW si pone l’obiettivo di proporre un modello di consumo in linea con i principi del “lifestyle 1.5”: uno stile di vita nuovo,
rivoluzionario – in cui “1.5” si riferisce all’aumento massimo della temperatura media globale stabilito dagli accordi di Parigi per limitare i cambiamenti climatici – e dunque anche capace di dare vita al “cittadino 1.5”, più responsabile e attento a quel che consuma. 

Il Programma, ad ingresso libero, ha visto lo svolgersi delle seguente attività/workshop: 

Riciclo creativo: Realizza da solo la tua shopping bag! Portando una vecchia T-shirt l'abbiamo trasformata insieme nella borsa per la spesa ecologica! Il laboratorio che è durato per l'intero pomeriggio ha permesso ai partecipanti di realizzare tantissimi bellissimi shopper in tessuto (a cura del gruppo Drops of Ecology youth exchange).


Homemade: dimostrazioni pratiche per realizzare insieme alcuni oggetti indispensabili per la vita di ogni giorno: dalla beewrap per sostituire la pellicola per alimenti al dentifricio.

Workshop "CartoliAmo": la maker Sarah Paparella ha realizzato con i bambini degli addobbi natalizi creativi con materiale di riuso (cartoncino, sughero, velina e rafia), assistita dai volontari baresi di Greenpeace che insieme ai bimbi presenti hanno realizzato tantissimi e bellissimi addobbi in tema Natale.




Laboratorio delle bambole: a partire da ritagli di stoffa e senza l'utilizzo di ago e filo, i bambini, ma anche gli adulti presenti e curiosi :) sono stati in grado di realizzare la loro personalissima bambola di stoffa.
(Workshop a cura di Marta Bellini).










I consigli del ciclomeccanico
! È possibile riutilizzare dei pezzi della nostra vecchia bici sgangherata per ridare la vita ad un'altra bicicletta o per creare degli oggetti copletamente diversi, come una cintura o un portafogli? E come fare affinché la nostra attuale bici si mantenga in forma nel tempo? Lo ha spiegato Michael Lester Mayeux, ciclomeccanico del Tazebike.

L’edizione 2019 di Make Something Week ha affrontato anche il tema delle pubblicità commerciali negli spazi pubblici e del modo in cui i cartelloni pubblicitari riescano ancora a influenzare i cittadini nelle scelte quotidiane di consumo. Insieme alla partecipazione dei volontari di Greenpeace, dei cittadini e dei partner locali che aderiscono all’iniziativa, sono stati quindi proposti laboratori creativi con artisti e writers per diffondere manifesti e messaggi sociali, culturali e politici che da un lato vogliono risvegliare lo spirito di collaborazione e la capacità di “fare insieme”, mentre dall’altro incoraggiano la riflessione sulle problematiche ambientali derivanti dal consumismo irrazionale che caratterizza il consumatore e le società moderne.

venerdì 8 novembre 2019

Greenpeace davanti ai supermercati per sensibilizzare i consumatori sull'inquinamento da plastica


In occasione del Global Refill Day, la giornata internazionale promossa da Greenpeace in tutto il mondo per sensibilizzare i cittadini sulle alternative agli imballaggi in plastica monouso, i volontari di Greenpeace si sono recati davanti ai supermercati in 18 città, tra cui BARI, invitando i consumatori a disfarsi del packaging eccessivo e a utilizzare contenitori riutilizzabili per gli acquisti quotidiani.

Sono queste le soluzioni principali che le multinazionali non offrono e a cui bisogna ricorrere per limitare la crescente produzione di plastica su scala globale - impiegata principalmente per la produzione di imballaggi usa e getta - che si traduce nell’immissione di quantità sempre maggiori di questo materiale nei mari e nell'ambiente.

A Bari i volontari di Greenpeace si sono recati davanti ai supermercati presenti in via Melo e hanno raccolto la plastica degli imballaggi man mano che i consumatori uscivano dai negozi per mostrare la montagna di rifiuti in plastica che si viene a creare. I supermercati sono dei grandi distributori di plastica usa e getta, molto spesso eccessiva e superflua, soprattutto a causa della dipendenza delle grandi multinazionali da grandi quantità di imballaggi per confezionare i loro prodotti.

È necessario che le multinazionali invertano subito la rotta, riducendo la produzione e investendo in soluzioni basate sullo sfuso e sulla ricarica che non prevedano il ricorso a imballaggi monouso, per evitare che la Terra si trasformi in un Pianeta di plastica. Riteniamo che tassare la plastica sia sicuramente giusto, e con tale provvedimento il governo finalmente prende atto che questo materiale è problematico per l’ambiente: quindi, il suo uso va disincentivato.

La tassazione dovrebbe essere accompagnata però da una serie di sgravi e incentivi per il ricorso ad alternative a basso impatto ambientale come lo sfuso o i sistemi basati sulla ricarica e il riutilizzo dei contenitori. Secondo stime recenti la produzione di plastica aumenterà del 40 per cento nei prossimi dieci anni e sarà responsabile del 20 per cento del consumo mondiale di petrolio, aggravando ulteriormente l’emergenza climatica planetaria.

Proprio per spingere chi immette sul mercato globale le più grandi quantità di plastica usa e getta, Greenpeace ha da tempo lanciato una petizione
no-plastica.greenpeace.it , sottoscritta da più di cinque milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Nestlé, Unilever, Coca-Cola, PepsiCo, Ferrero, San Benedetto e Danone di ridurre subito la produzione e investire in sistemi di consegna alternativi che non prevedano il ricorso a contenitori e imballaggi in plastica e altri materiali monouso.

martedì 29 ottobre 2019

Mistery food: “Non mangiamoci il Pianeta”

Gli schermi televisivi pullulano di chef, mentre migliaia di persone scendono in piazza in difesa del Pianeta. Greenpeace ha invitato lo scorso 26 ottobre i cittadini di 18 città, tra cui Bari, a giocare con “Mistery Food” per ricordare che tra queste due realtà c’è una connessione diretta, che passa per i nostri piatti, per le nostre scelte alimentari e, soprattutto, per le scelte politiche ed economiche di istituzioni e aziende.
In Corso Vittorio Emanuele è stato allestito un set ispirato alle note competizioni culinarie televisive ha accolto i passanti, che sono stati invitati a indovinare gli ingredienti dei piatti esposti, giocando con una mistery food box per scoprire gli ingredienti nascosti. Un gioco - molto serio in realtà - per svelare gli impatti ambientali che si nascondono dietro alle nostre scelte: l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi, la deforestazione legata alla produzione di carne e mangimi, la drammatica riduzione delle popolazioni ittiche a causa della pesca industriale.
In tutte le “mistery food box” c’era un termometro a indicare la grande sfida del nostro tempo, i cambiamenti climatici, ai quali il comparto agro alimentare contribuisce per il 25 per cento in termini di produzione di gas serra, con una parte consistente da attribuire al sistema di produzione di carne, latte e derivati. Una percentuale già troppo alta e destinata ad aumentare se non si interviene con decisione.
La nostra alimentazione è ormai principalmente basata su modelli di produzione intensiva insostenibili per il Pianeta e se intendiamo seriamente agire per frenare il riscaldamento globale dobbiamo cambiare radicalmente il sistema che porta il cibo nei nostri piatti.
Sono importanti le scelte individuali, ma ancora di più quelle dei decisori politici, italiani ed europei, che devono decidere di utilizzare i fondi pubblici della Politica agricola comune (PAC) per il sostegno delle produzioni ecologiche, e non più per quelle intensive. Occorre una normativa per fermare il commercio di materie prime prodotte distruggendo le foreste e l’impegno a istituire una rete di santuari marini in grado di proteggere almeno il 30 per cento dei nostri mari.
Alleggerire l’impatto del nostro sistema alimentare vuol dire anche ridurre la produzione e il consumo di alcuni prodotti, come quelli animali o quelli che contribuiscono alla deforestazione, e ognuno di noi può fare qualcosa per andare in questa direzione.

I volontari di Greenpeace hanno regalato ai passanti l’Eco-menu: una guida pieghevole con 10 consigli pratici per una spesa amica del Pianeta, invitandoli ad unirsi a loro nell’appello comune “Non Mangiamoci il Pianeta”.

Firma la petizione:
Il pianeta nel piatto

lunedì 21 ottobre 2019

Concerto "Note Solidali" per Greenpeace Bari


Sono musicisti turchi e sono portatori di pace. Così Flavio Maddonni, direttore artistico del Festival Note Solidali, ha annunciato il concerto di Ceren Hepyücel (flauto), Eren Güllü (violoncello) e Aksoy Hakan (pianoforte), che insieme formano l’Akdeniz Trio, di scena lo scorso giovedì 17 ottobre, nell’Auditorium Vallisa di Bari con musiche di Hummel e Von Weber.
E' stata una serata due volte speciale, non solo per il messaggio che la formazione proveniente dall’Università di Antalya sta portando in un momento così difficile per quanto sta accadendo in Kurdistan, ma anche perché, come ormai accade da quattro anni, i concerti del Festival Note Solidali, manifestazione che Maddonni dirige per Misure Composte con il patrocinio dell’assessorato alle Culture del Comune di Bari, sono dedicati a chi di solidarietà, diritti civili, salvaguardia dell’ambiente e aiuti umanitari si occupa con un impegno quotidiano nei quattro angoli del mondo.

Questo concerto è stato finalizzato alla conoscenza da parte del pubblico delle campagne e attività in atto di Greenpeace, oltre che alla raccolta fondi per l'associazione, tra le onlus coinvolte in questa quarta edizione del festival, che ha già dato una mano ad Emergency con l’appuntamento inaugurale.



lunedì 30 settembre 2019

3° sciopero globale per il Clima - FFF 27 settembre 2019

Lo scorso venerdì 27 settembre ci sono stati cortei in 130 Paesi nel mondo e in 160 città italiane, compresa Bari. Eravamo tutti in piazza per lo sciopero globale che chiudeva la Week for Future, iniziata venerdì 20 e organizzata nelle stesse giornate in cui all’Onu era in corso il vertice sul clima. Studenti, attivisti e cittadini sono scesi per la terza volta per le strade dopo gli scioperi del 15 marzo e del 24 maggio, questa volta in Italia anche col sostegno anche del ministro dell’Istruzione, che ha invitato i presidi a giustificare le assenze dei ragazzi che partecipano.


E proprio a lui scrivono i giovani di Fridays For Future Italia, il movimento ispirato da Greta Thunberg, che in un post suggeriscono al Miur come sostenere la loro battaglia per il clima.
Tanti i temi che affrontano questi ragazzi, tra dati e scenari possibili: dagli impegni green che la politica ha annunciato di volere rispettare, fino alla difficoltà nel rendere palpabile l’emergenza climatica, se proprio non dovesse bastare la partecipazione al terzo sciopero di ben 4 milioni di persone.


giovedì 26 settembre 2019

Basta cibo che divora le foreste


Giovedì 26 settebre, durante il sesto giorno della settimana dello “sciopero internazionale per il clima”, i volontari di Greenpeace hanno svolto anche a Bari un’attività di sensibilizzazione davanti ad alcuni fast food della città, con l’obiettivo di mostrare il legame fra gli incendi in Amazzonia e la produzione industriale di carne e mangimi come la soia.
Lo sciopero internazionale per il clima è stato indetto per ricordare a tutte e tutti che siamo in uno stato di emergenza. Non possiamo difendere il clima del Pianeta se non difendiamo le foreste. Eppure, in Brasile, l’Amazzonia continua a bruciare per fare spazio ai pascoli di bestiame e in tutto il Sud America le foreste vengono distrutte per produrre quantità insostenibili di carne e fare spazio a colture destinate alla mangimistica.
L’Unione europea, durante il Vertice G7 a Biarritz (Francia) ha dichiarato di voler difendere l’Amazzonia stanziando fondi contro gli incendi, eppure continua a sostenere con sussidi pubblici il sistema industriale di produzione della carne e ha elaborato un Piano d’azione contro la deforestazione che non affronta i costi ambientali e umani delle proprie politiche commerciali e agricole. In questo modo, continua a permettere a una manciata di multinazionali di accedere a nuovi mercati a scapito della necessità di valutare il costo ecologico, climatico e umano degli accordi commerciali in cui è coinvolta, come rischia di accadere nel caso dell’accordo di libero scambio Ue-Mercosur.
Greenpeace chiede quindi all’Unione europea una normativa in grado di garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo non siano collegati alla deforestazione, al degrado delle foreste o alle violazioni dei diritti umani, e di assicurare che il settore finanziario non sostenga questa devastazione. L’associazione ambientalista chiede inoltre una riforma della Politica Agricola Europea (Pac) con misure efficaci per ridurre la produzione di carne, tagliando i sussidi pubblici alla produzione industriale di carne e utilizzandoli invece per una vera transizione verso metodi di produzione ecologica.
A giocare un ruolo chiave sono anche le grandi multinazionali. Per quanto riguarda il settore agroalimentare i fast food, ad esempio, utilizzano grandi quantità di materie prime agricole la cui produzione è fra le principali cause di deforestazione in Brasile. Inoltre, commercializzando grandi quantità di prodotti a base di carne nei mercati emergenti e in tutto il mondo, contribuiscono alla crescita della domanda mondiale di carne.
Nonostante abbiano sottoscritto impegni di “Zero Deforestazione”, McDonald's, Burger King, KFC e altre catene di fast food non stanno rispettando gli impegni presi.





Greenpeace ha promosso le seguenti petizioni: 
 “La foresta non è un discount”>> https://attivati.greenpeace.it/petizioni/foreste/
 “Il Pianeta nel Piatto”>> https://attivati.greenpeace.it/petizioni/allevamenti-intensivi-ambiente/

venerdì 30 agosto 2019

Incendi: quello che accade in Amazzonia non resta in Amazzonia

In questi giorni, una squadra di nostri colleghi ha documentato con nuove immagini (“inedite” quanto impressionanti) gli incendi che, nelle ultime settimane, stanno devastando la foresta amazzonica. Un dramma di proporzioni globali spaventose, se consideriamo che il numero di incendi nella regione è aumentato del 145% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.





Incendi e deforestazione (per l’agribusiness)
In Amazzonia gli incendi e la deforestazione vanno di pari passo: quello che non tutti raccontano infatti è che il 75% dei focolai si è verificato in aree che fino al 2017 erano coperte dalle foreste e che successivamente sono state deforestate o degradate per lasciar spazio a pascoli o aree agricole. Insomma, molti degli incendi (come negli stati di Rondônia e Pará ad esempio), dimostrano chiaramente che l’avanzata dell’agricoltura industriale nella foresta, spesso per far spazio a pascoli per il bestiame e colture – come la soia– destinate alla mangimistica, è stata “l’anticamera” degli incendi. Circa il 20% degli incendi si è verificato in aree naturali protette, il 6% delle quali appartengono a Popoli Indigeni. Secondo l’istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), ad oggi, in Brasile si sono verificati 80.626 incendi, di cui il 52,4% in Amazzonia e il 29,9% nel Cerrado. Nei primi otto mesi dell’anno in tutto il Sud America, gli incendi sono stati ben 177.858.

Il libero scambio di prodotti fra Sud America e Europa
Risulta sempre più chiaro che la posizione dell’Unione europea rispetto “al consumo” della foresta amazzonica fa pensare a un cane che si morde la coda: se con la mano destra l’Europa vuole difendere la foresta (ne è un esempio l’offerta di un pacchetto di fondi – 20 milioni – contro gli incendi, proposto proprio durante il G7 appena conclusosi a Biarritz), con quella sinistra si appresta a svenderla ulteriormente tramite l’Ue-Mercosur, l’accordo di libero scambio con alcuni stati del Sud America (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), che – almeno così com’è – aumenterà le importazioni di materie prime agricole in Europa (a cominciare da carne e soia), con conseguenze devastanti per il clima, le foreste e i diritti umani, sacrificati ancora una volta sull’altare del profitto. Ogni accordo commerciale, invece, deve evitare di incrementare la crisi climatica e la perdita di biodiversità in corso. Conseguentemente l’UE-Mercosur deve essere sospeso fino a quando le foreste – dell’Amazzonia e non solo – saranno adeguatamente protette e l’accordo comprenda misure efficaci per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla diversità biologica e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Non dimentichiamo inoltre che proprio l’Europa è il secondo importatore mondiale di soia, molta della quale proveniente dal Sudamerica.

L’Amazzonia che brucia è un problema climatico di tutti
La foresta amazzonica immagazzina tra le 80 e le 120 miliardi di tonnellate di carbonio, pari a 13 volte le emissioni annue causate dai combustibili fossili e dall’industria. Le fiamme che stanno consumando l’Amazzonia insomma non sono un problema solo per il Brasile, ma per l’intero Pianeta. Con l’aumentare degli incendi, infatti, aumentano anche le emissioni di gas serra, che favoriscono ulteriormente l’innalzamento della temperatura globale e, di conseguenza, il verificarsi di eventi meteorologici estremi. Agire per porre fine alla deforestazione dell’Amazzonia deve essere un obiettivo globale e un obbligo per chi guida il Paese, ma Bolsonaro non ha annunciato alcuna misura concreta per combattere la deforestazione. La distruzione delle foreste è una delle principali cause del cambiamento climatico e della massiccia estinzione delle specie a cui stiamo assistendo, oltre ad essere spesso associata alla violazione dei diritti umani. Lo stesso IPCC (il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici), ci ha ricordato poche settimane fa che proteggere le foreste e promuovere pratiche agricole sostenibili ed ecologiche, è fondamentale per affrontare la crisi climatica che stiamo attraversando.

lunedì 1 luglio 2019

Bari Pride 2019

Greenpeace: ambientalista, pacifista, inclusiva. Anche quest'anno partecipiamo ai Pride organizzati nelle città di tutto il mondo, compresa la manifestazione di Bari, tenutasi lo scorso sabato 29 giugno a cui hanno partecipato tanti volontari del gruppo locale cittadino.
Giugno è il mese del “Pride”, il mese dell’orgoglio delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali (LGBTQI+), vale a dire l’orgoglio di essere fieri di come si è, qualunque siano le sfaccettature dell’identità di genere in cui ci riconosciamo e qualunque sia il nostro orientamento sessuale.
In apparenza, può sembrare che il movimento ambientalista e quello LGBTQI+ (come anche quello femminista, quello contro le discriminazioni razziali, di classe e quello antispecista) siano slegati, ma in realtà tutti i movimenti che chiedono un cambiamento per ottenere equità affrontano semplicemente da diversi punti di vista la stessa lotta per rovesciare i sistemi di potere che perpetuano la disuguaglianza e l’intolleranza, con l’obiettivo di poter garantire un futuro di pace basato sulla giustizia sociale.
Quest’anno si commemorano i cinquant’anni dei moti di Stonewall, dal nome di un locale del Greenwich Village, a New York, in cui persone transessuali, nere e ispaniche iniziarono una manifestazione spontanea contro gli abusi della polizia. Fra il 28 giugno e il primo luglio del 1969, per la prima volta, transessuali, gay e lesbiche di New York si unirono per affrontare ostacoli di natura generazionale, di classe e di genere, formando una comunità coesa basata sull’identità sessuale. Nasceva così il movimento LGBT: da quel giorno non riconoscersi nelle tradizionali identità di genere (uomo/donna) e rifiutare la distinzione rigida degli orientamenti sessuali (eterosessuale/omosessuale) non significò più essere inferiori, ma diventò un motivo di orgoglio.
Eppure, ad oggi, in molti dei Paesi in cui Greenpeace è presente, le persone che si riconoscono nella comunità LGBTQI+ si scontrano con aggressioni violente, leggi discriminatorie e pene ingiuste. Queste misure repressive, unite ad altre variabili di discriminazione sociale, minano la giustizia sociale aggravando l’emarginazione e l’invisibilità.
Lo scorso maggio è stato presentato il rapporto “State-Sponsored Homophobia 2019” curato dalla International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association (ILGA), da cui emerge che in oltre un terzo degli Stati del mondo l’omosessualità è reato e in 13 è ancora punibile con la pena di morte.
Per quanto riguarda i diritti delle persone LGBTI e la lotta contro le discriminazioni in Italia, il Rainbow Index di ILGA Europe, ha classificato il nostro Paese 34esimo su 49, citando diversi casi allarmanti quali: i cartelloni contro le famiglie arcobaleno comparsi a Roma; il controverso patrocinio dato dalla Presidenza del Consigli (e poi comprensibilmente ritirato) al Congresso delle Famiglie, che ha visto però la partecipazione di ben tre ministri della Repubblica; il “non esistono”, riferito alle famiglie arcobaleno, del Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. Inoltre, secondo i dati del Gay Center, in Italia, ogni giorno oltre 50 persone sono vittime di episodi di omotransfobia.
Difendere la libertà di identità e di genere è una questione di giustizia sociale: per questo riteniamo che sia importante supportare il messaggio di chi si batte per un mondo più accogliente per tutti. Vogliamo che la nostra presenza -in qualunque Paese- sia un’opportunità di esemplarità, ribellione e rivendicazione. Vogliamo che il Pride venga riconosciuto come una celebrazione, ma anche come una protesta legittima, un evento per rafforzare una comunità che deve affrontare ancora molte sfide.


Vogliamo che tutte le persone che apprezzano il nostro lavoro sappiano che condividiamo ogni battaglia che ha come obiettivo quello di vivere la propria vita senza subire repressioni o discriminazioni. È importante ricordare a tutti coloro che si battono per dar voce all’equità e all’uguaglianza, che un vero cambiamento nel mondo, senza giustizia sociale, non sarà mai possibile.

venerdì 21 giugno 2019

Mostra fotografica VENTO, CALDO, PIOGGIA, TEMPESTA

Lo scorso 20 giugno i volontari baresi di Greenpeace sono stati presenti durante l'ultima giornata del FESTIVAL DELL'INNOVAZIONE SU ACQUA E IRRIGAZIONE, tenutosi presso l'Università di Basilicata, nella sede di Matera in via Lanera.


Proprio in questa sede è presente la mostra fotografica di Greenpeace Italia dal titolo "VENTO, CALDO, PIOGGIA, TEMPESTA", che attraverso un percorso di fotografie racconta come i cambiamenti climatici non riguardino solo Paesi e luoghi lontani da noi e come non siano così distanti nel tempo. Una serie di foto scattate in Italia e in tutto il mondo da diversi fotografi che collaborano con Greenpeace. A Matera, durante il Festival dell'Innovazione ci sarà la possibilità di ammirare le foto da vicino! L'evento è stato patrocinato da Matera 2019 e dalla Università della Basilicata.


L'accesso alla mostra è libero dal 16 al 29 giugno, durante gli orari di apertura del Dipartimento ospitante, dalle 8 alle 20, in via Lanera 20 a Matera.



lunedì 10 giugno 2019

Progetto Fuoriclasse

Lo scorso 7 giugno, i volontari baresi di Greenpeace sono stati presenti nel pomeriggio all'interno della scuola media Verga a Bari, per la festa di fine anno con gli studenti, genitori, docenti e le associazioni come RetakeBari, Save the Children, Ortocircuito e altre che hanno partecipato durante l'anno al progetto "Fuoriclasse".


A fine evento i volontari di Greenpeace, insieme ai ragazzi della scuola Verga, hanno piantato tantissimi semi per far spuntare centinaia di preziosissimi fiori, utili agli insetti impollinatori e dar così un riscontro pratico alle informazioni acquisite con le tematiche della campagna "Salviamo le Api".


Gli obiettivi prioritari del progetto sono in primis quello di promuovere il benessere scolastico di studenti e docenti, estendendo l’attività dei consigli Fuoriclasse a tutte le classi del plesso Verga e le classi 4 e 5 dei plessi San Francesco e Don Orione, accanto ad ore di raccordo per le classi e ore di progettazione e monitoraggio con i docenti, al fine di garantire a docenti e studenti di sperimentare metodologie di partecipazione che valorizzino la qualità dello stare a scuola.
Da quest'anno si è anche voluto sostenere un approccio di rete tra le scuole, attraverso la partecipazione e condivisione delle buone pratiche sperimentate durante i tavoli territoriali e i seminari nazionali, incontri di approfondimento delle tematiche del benessere e della partecipazione nelle scuole italiane.

Infine sono stati garantiti l’attività di accompagnamento allo studio e i laboratori didattici che quest’anno accoglieranno un numero di beneficiari più ampio, soprattutto della scuola secondaria, con un accompagnamento specifico degli studenti di terza, che dovranno affrontare gli esami.
Anche per questo motivo varie realtà associative, come Greenpeace, sono state coinvolte per svolgere attività di informazione e sensibilizzazione dei ragazzi durante l'anno scolastico. Speriamo di poter ripetere il prossimo anno questa fantastica esperienza con i ragazzi di questa ed altre scuole del nostor territorio.


lunedì 27 maggio 2019

Pulizia spiaggia a Santo Spirito

Lo scorso sabato 25 maggio i volontari di varie associazioni si sono riuniti per ripulire un tratto del lungomare di Santo Spirito, a nord di Bari e tra i rifiuti è spuntata anche una palina del bus.
Tutti insieme per una mattinata dedicata all'ambiente, trascorsa a ripulire dai rifiuti il lungomare Cristoforo Colombo, a Santo Spirito e lo specchio d'acqua antistante.
A fine mattinata sono stati recuperati circa duecento chili di rifiuti, tra cui purtroppo come ormai consuetudine tantissima plastica ed è spuntata anche una palina del bus arrugginita, finita chissà come in mare.

L'iniziativa di sensibilizzazione della cittadinanza ha visto impegnate associazioni come Retake, Legambiente, oltre ai volontari di Greenpeace GL Bari, i comitati 'Vogliamo Santo Spirito pulita' e 'Palese 167', l'associazione 'Marinai Santo Spirito', i ragazzi del gruppo scout Agesci Bari IV e gli studenti dell'istituto Gabelli, Pescasub Plastic Free, oltre a tanti cittadini intervenuti durante la mattinata di pulizia.

Secondo sciopero globale di FFF

Lo scorso venerdì 24 maggio si è celebrato il secondo sciopero globale dei Fridays for Future.
A Bari il corteo pacifico è partito nel primo mattino da Piazza Diaz, attraversando il centro cittadino fino al punto di arrivo a Piazza Umberto.
Anche questa volta migliaia di studenti hanno sfilato lungo le vie della città insieme a tante associazioni non solo ambientaliste e anche questa volta eravamo presenti anche noi con gli studenti baresi per chiedere al governo impegni concreti contro i cambiamenti climatici.
Al termine del percorso si sono tenuti vari tavoli tematici, workshop e momenti di approfondimento da parte dei ragazzi con esperti di vari ambiti, scelti dagli stessi ragazzi.
Nel pomeriggio le attività sono continuate nel campus universitario cittadino.
Prossimo appuntamento per fine settembre per il terzo sciopero globale di FFF con sempre più città, studenti e cittadini aderenti.


Qui potete vedere un breve video con interviste realizzate dai ragazzi della scuola Panetti: https://youtu.be/viK9JidHK4k


martedì 21 maggio 2019

FestiValenzano 2019

La scorsa domenica, 19 maggio, si è tenuta la seconda edizione del FestiValenzano, una giornata di festa, gioco e solidarietà, che raccoglie fondi e in cambio dona amicizia e musica organizzata da MusicistiSituations.
L’appuntamento si è tenuto a partire dalle 10 del mattino preso il maneggio ASD-SEB a Valenzano, a pochi chilometri da Bari.
Durante la mattina si sono tenuti vari laboratori, giochi e attività per i bambini, che hanno partecipato numerosi con i propri genitori.
Inoltre durante la giornata ci sono stati giochi e divertimento anche per i grandi; oltre a vari workshop, fattoria didattica e stand dimostrativi delle buone pratiche in ottica green come il Thrift Shop la nuova modalità di fare riuso creativo degli abiti smessi, Babywearing che promuove le fasce per i neonati, Ciripà che promuove i pannolini lavabili, oltre al gazebo informativo con i volontari baresi di Greenpeace.

Nel pomeriggio era prevista tanta musica, ma un temporale improvviso ha ridotto notevolmente la sequenza degli artisti previsti (Gli amici di Carletto, Sangue the band, DonBruno, Nick the Freak, Sandro Corsi feat. Umberto Calentini, Rekkiabilly, The Wine Rovers e Drops). Durante tutta la giornata era possibilie degustare cibo e bevande a chilometro zero, con varie aziende locali, le quali non hanno utilizzato plastica usa e getta! Inoltre l'organizzazione ha messo a disposizione tanta acqua filtrata per poter riempire le proprie borracce, visto che non era in vendita nemmeno una bottiglietta di acqua minerale. Insomma un vero festival free plastic!






lunedì 15 aprile 2019

Non chiamatelo maltempo

I volontari di Greenpeace sono scesi in piazza sabato 13 aprile in oltre 20 città per denunciare l’inerzia del governo Conte che non sta facendo abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici. Anche a Bari in via Argiro il Gruppo locale dell’associazione ambientalista ha proposto ai cittadini un simbolico quiz per mostrare come gli obiettivi dell’attuale governo, in fatto di energia e clima, siano del tutto insufficienti e sostanzialmente uguali a quelli del governo precedente, guidato da Paolo Gentiloni.
Secondo Greenpeace, relativamente a queste materie il governo del cambiamento ha cambiato poco o nulla. «Il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno presentato un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il cosiddetto PNIEC, che è in molte parti una copia della Strategia Energetica Nazionale approvata nel 2017 dal governo Gentiloni e dall’allora ministro Calenda», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questa somiglianza è davvero paradossale, perché molti dei ministri responsabili della stesura del PNIEC a suo tempo avevano criticato la SEN di Calenda. Loro hanno evidentemente cambiato idea, noi no. Due anni fa abbiamo denunciato la scarsa ambizione del governo Gentiloni, oggi ribadiamo che anche gli obiettivi dell’attuale esecutivo in fatto di clima ed energia sono assolutamente insufficienti».
I cambiamenti climatici sono ormai una realtà nella vita quotidiana di tutti gli italiani. Alluvioni, bombe d’acqua, siccità - come quella che in questi mesi ha colpito il nord Italia - non sono maltempo, ma le conseguenze del clima che cambia. La scienza ci dice che abbiamo 11 anni per mettere in campo azioni efficaci per contrastare i cambiamenti climatici.
In particolare, sul versante energetico, bisogna abbandonare rapidamente gas, carbone e petrolio e andare verso un mondo 100 per cento rinnovabile ben prima del 2050.
Le tecnologie ci sono, quello che continua a mancare è la volontà politica, come purtroppo dimostra anche il PNIEC. «Il Piano presentato dal governo è ancora in fase di bozza, e dunque aperto a modifiche. Per questo cittadine e cittadini devono farsi sentire ora», continua Iacoboni. «Il primo dovere di qualsiasi esecutivo è agire in difesa di tutti noi, e non degli interessi economici delle grandi aziende energetiche.
Il governo ha il tempo e la possibilità di riscrivere un piano più ambizioso, in linea con le chiare indicazioni della scienza e con le richieste delle migliaia di studentesse e studenti che da mesi scendono in piazza chiedendo azioni più decise per il clima. Se non lo farà, passerà effettivamente alla storia come un governo del cambiamento. Sì, ma climatico».

Le volontarie e i volontari di Greenpeace hanno anche invitato i passanti a prendere parte alla manifestazione di venerdì 19 aprile, assieme ai ragazzi dei Fridays For Future. Migliaia di studentesse e studenti stanno manifestando ormai da mesi in tutta Italia e in tutto il mondo, ispirati dagli scioperi per il clima lanciati da Greta Thunberg, candidata al premio Nobel per la Pace. Proprio Greta sarà in piazza a Roma il 19 aprile e grandi manifestazioni si terranno in tale data in tutta Italia. Greenpeace invita tutte e tutti a scendere in piazza, perché in ballo non c’è il futuro di pochi, ma il presente di tutti.