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mercoledì 23 agosto 2017

Una lunga estate calda

L'ondata di calore di quest'ennesima, anomala, estate sta distruggendo il patrimonio ambientale italiano a ritmi preoccupanti. Secondo dati raccolti da Legambiente a fine luglio erano già andati in fumo quasi 75.000 ettari del nostro Paese. Più di quanto bruciato l'anno scorso.
Grafico temperatura media globale a luglio dal 1880 ad oggi. Fonte: NOAA
Le cause sono note e la “sorpresa” di troppi pare fuori luogo: azioni criminali (della criminalità organizzata o di singoli, per gesti di pura follia o di meditato calcolo) e dissesto del territorio con una manutenzione dei suoli, delle foreste e del patrimonio naturale in genere che non è all'altezza di un Paese del G7. Stupisce che in questo contesto non si discuta in modo approfondito degli effetti (ci sono? Non ci sono?) dell'eliminazione del Corpo Forestale dello Stato (adesso Carabinieri Forestali, senza più compiti specifici di lotta agli incendi) che sembrerebbe aver creato vari intoppi al contrasto ai roghi.
C'è tuttavia un terzo elemento, altrettanto prevedibile e previsto, che doveva essere considerato e non lo è stato: il clima è cambiato. L'estate torrida del 2003 ha lasciato in Europa una lunga e tragica scia di morti "in eccesso" (prevalentemente anziani e soggetti debilitati): almeno 80.000 persone in dodici Paesi. Che qualcosa del genere dovesse ricapitare, prima o poi, lo si sapeva. E che quest'anno, dopo un inverno anomalo, ampie fette del Paese fossero in “crisi idrica” era palese, almeno dal mese di aprile. Un chiaro campanello d'allarme per tutti. In particolare per chi ci governa e può e deve intervenire con urgenza per mettere in pratica quanto deciso con l'Accordo di Parigi sul Clima: a cominciare dall'eliminazione dell'uso di combustibili fossili.
Che gli incendi siano associati all'aumento delle temperature è ovvio. È notizia di questi giorni che in Siberia la superficie percorsa da incendi quest'anno ha già superato 1 milione di ettari! Con la spiacevole conseguenza che la fuliggine degli incendi, depositandosi (spinta dai venti) sul ghiaccio ne aumenta il surriscaldamento e quindi la velocità di fusione. La stima è che ogni anno, in tutta la Russia, si perdano 2,5 milioni di ettari di foreste.
E quest'anno, per la prima volta in assoluto, sono segnalati incendi perfino in Groenlandia (forse, causati da incauti turisti) dove sono andati in fumo 1250 ettari a soli 50 km dal fronte di un ghiacciaio. A 150 km dal Circolo Polare Artico. In un Pianeta che non è più lo stesso.